La riforma del Patto di stabilità e crescita

Perché un nuovo PSC?

Nel 2020 l’UE ha deciso la sospensione delle regole di bilancio e coordinamento economico previste dal PSC per dare la possibilità agli Stati membri di contrastare le ricadute economiche della pandemia Covid-19, attraverso l’erogazione di sussidi a famiglie e imprese. Tale sospensione negli anni a seguire è stata prorogata a causa dello scoppio della guerra in Ucraina che ha costretto gli Stati membri ad un ulteriore aumento della spesa pubblica per affrontare il caro energia e per finanziare il riarmo. Preso atto del mutato contesto economico, la Commissione europea, nell’aprile 2023, ha proposto ai due co-legislatori, Parlamento e Consiglio, una revisione della governance economica europea.

Da sinistra: il Commissario all’economia Paolo Gentiloni, il ministro delle finanze tedesco Lindner, il ministro delle finanze francese Le Maire.

Come si configura il nuovo PSC?

Nel nuovo PSC la Commissione si propone di redigere una traiettoria tecnica di spesa netta specifica per ogni paese. Questa traiettoria cercherà di garantire che il debito sia posto su un percorso plausibilmente discendente o rimanga a livelli prudenti, e che il disavanzo rimanga o sia portato e mantenuto al di sotto del 3% del PIL.

Dopo aver ricevuto la traiettoria tecnica dalla Commissione, ciascuno Stato membro può redigere il proprio Piano di bilancio (quattro anni). Nel Piano, ogni Stato membro deve specificare le azioni pianificate per affrontare gli squilibri macroeconomici e rispondere alle priorità dell’UE in termini di transizione verde e digitale, così come delle spiegazioni dettagliate e plausibili se la traiettoria di spesa netta presente nel Piano è più elevata rispetto a quella fornita dalla Commissione. Se nei Piani gli Stati membri stabiliscono chiari impegni in termini di riforma e investimenti pubblici che potrebbero aumentare il potenziale di crescita della loro economia e, a loro volta, ridurre gli elevati livelli di indebitamento, il Piano potrebbe avere un’ulteriore estensione di tre anni (sette totali). 

Da sinistra: Valdis Dombrovskis vicepresidente della commissione europea e Paolo Gentiloni commissario all’economia

Una volta presentato il Piano dallo Stato, la Commissione analizzerà il rispetto dei requisiti in termini di aggiustamento fiscale, riforme e investimenti, che il rapporto debito/PIL sia indirizzato verso una plausibile evoluzione decrescente e che il disavanzo pubblico sia mantenuto al di sotto del valore di riferimento del 3% del PIL. Successivamente la Commissione presenterà il Piano dello Stato membro al Consiglio che approverà il percorso di aggiustamento fiscale e la spesa netta, così come i progetti di riforme e d’investimento qualora la durata del Piano fosse prorogata di sette anni. 

La proposta di modifica della Commissione mette mano anche alle multe che si possono comminare agli Stati per squilibri macroeconomici prolungati. Con la nuova versione del PSC l’importo della sanzione pecuniaria ammonta fino allo 0,05 per cento del Pil (invece che 0,2 per cento secondo le regole attuali) per un periodo di sei mesi ed è versato ogni sei mesi fino a quando il Consiglio non valuta che lo Stato membro interessato ha dato seguito effettivo. Si riduce dunque di tre quarti l’importo, rendendolo meno oneroso per gli Stati e per questo più sostenibile. Vengono poi introdotte sanzioni reputazionali, per cui il ministro dell’Economia del Paese che non rispetta gli aggiustamenti può essere chiamato a dare spiegazioni di fronte al Consiglio.

Il dibattito intono al nuovo Patto

La proposta della Commissione è attualmente al vaglio dell’approvazione del Consiglio che ormai da mesi sembra impantanato in contrasti apparentemente insanabili tra i diversi Stati membri contrari ad una proposta che fino a questo momento sembra aver scontentato tutti. Per i paesi ad alto debito la riforma tende loro la mano solo all’apparenza perché prevede piani di rientro più sostenibili ma vincola gli stati a fare determinati investimenti. Per i paesi tradizionalmente rigoristi come la Germania la proposta della Commissione è troppo morbida e non porterà ad un effettivo rientro del debito dei paesi più a rischio. 

Per quanto riguarda l’Italia, il paese ha recentemente toccato i livelli di debito pubblico più alti di sempre. Per il governo la situazione delle finanze pubbliche è un gran problema, perché soldi ce ne sono pochi, ed è difficile trovare le risorse per avviare le politiche promesse in campagna elettorale, soprattutto a fronte delle richieste dell’UE di raggiungere determinati standard ambientali, digitali e di difesa. Su questo punto si insinua una delle grandi debolezze della riforma, la mancanza di una capacità fiscale sovranazionale che permetta di finanziare anche la realizzazione dei beni pubblici europei. Viste anche le ingenti richieste di investimento necessarie alla transizione verde e digitale, sarebbe stato preferibile non lasciare il loro finanziamento principalmente in capo agli Stati membri.

A cura di Paolo Gaudenzi

Fonti:

https://eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/glossary/stability-and-growth-pact.html

https://it.euronews.com/my-europe/2023/04/26/la-commissione-europea-presenta-la-riforma-del-patto-di-stabilita

https://www.ansa.it/english/news/politics/2023/06/14/need-best-solution-on-debt-rules-not-the-fastest-lindner_81e9f2da-1f21-429d-978d-62a46d68c25a.html

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