Il 27 gennaio, alla ricerca di alcuni militanti di Hamas, le forze speciali israeliane attaccano il campo profughi di Jenin in Cisgiordania causando 10 vittime e 20 feriti. Il portavoce del servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) Peter Stano dichiara “sosteniamo il diritto legittimo di Israele di decidere sulla sua sicurezza, ribadiamo però che l’uso di forza letale deve essere proporzionato e in linea con la legge internazionale”. A Poche settimane di distanza, Manu Pineda, presidente della delegazione Ue per le relazioni con la Palestina, viene respinto dalle autorità israeliane nel tentativo di visitare Gaza. Fatto che si ripeterà anche a maggio, questa volta però con la condanna della presidente dell’ Eurocamera Roberta Metsola.

A marzo il villaggio palestinese di Huwara è preso d’assalto dai coloni israeliani, a seguito dell’uccisione di due fratelli in un attentato. Interrogato sulla vicenda, il ministro delle finanze del governo Netanyahu afferma “Penso che Huwara debba essere cancellato, ma penso che sia dovere dello Stato d’Israele farlo, e non di privati cittadini”. Parole inaccettabili per il portavoce del SEAE Peter Stano che chiede al governo israeliano di rinnegare la dichiarazione del suo ministro. Sulla vicenda interviene anche l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Josep Borrell, che ricorda la contrarietà al diritto internazionale degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e chiede di prevenire la violenza dei coloni e di garantire che gli autori siano ritenuti responsabili.
Parole che non sembrano toccare minimamente Israele che a maggio raggiunge quota 301 quanto a strutture palestinesi demolite dall’inizio del 2023 (tra cui diverse scuole finanziate dall’UE). Proprio la demolizione di una di queste scuole porta Bruxelles a cancellare il ricevimento diplomatico a Tel Aviv, in occasione della Giornata dell’Europa (9 maggio).
In estate, gli appelli europei a non esasperare ulteriormente una situazione già ampiamente compromessa cadono nel vuoto, con Netanyahu che annuncia la costruzione di 600 nuove unità abitative in Cisgiordania.

All’ inizio di settembre, l’ufficio di coordinamento umanitario per il Territorio Palestinese Occupato (Ocha-Opt) delle Nazioni Unite rende noti i dati delle escalation dall’inizio del 2023. Tra i palestinesi si contano 147 morti e 4315 feriti.
La mattina del 7 ottobre i miliziani di Hamas sconfinano la striscia di Gaza spargendo morte e violenza nei territori limitrofi. Israele è colta di sorpresa ma la risposta non si lascia attendere. Il presidente Netanyahu dichiara lo stato di guerra e si prepara ad un massiccio attacco contro la striscia con l’obiettivo di estirpare una volta per tutte il gruppo terroristico.
Dopo giorni di incessanti bombardamenti, quando molti cominciano ad avere dubbi sulla strategia di Israele, l’Europa si schiera a favore “dell’unica democrazia del medio oriente”. Ursula von der Leyen dichiara “l’Europa sta con Israele, supportiamo pienamente il diritto di Israele a difendersi”. La leader dell’ Eurocamera Roberta Metsola le fa da eco, puntando il dito contro “gli atti di terrore indiscriminato” perpetrati ai danni di innocenti israeliani e indicendo un sacrosanto momento di raccoglimento per le vittime israeliane del terrorismo di Hamas, ma senza concedere alcun cenno alle vittime dei bombardamenti israeliani a Gaza. Nel mentre, Borrell, a colloquio con i rappresentanti di Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar, per negoziare un’immediata cessazione delle ostilità e riduzione della tensione dichiara “Israele ha il diritto di difendersi, ma deve essere fatto in conformità con il diritto internazionale e il diritto umanitario”.

La posizione dell’Ue non è chiara e in molti sottolineano come alcune dichiarazioni presentino evidenti segni di incoerenza. La stessa Von der Leyen che un anno fa, davanti all’ Eurocamera, dichiarava che “gli attacchi della Russia contro le infrastrutture civili sono crimini di guerra” e che “tagliare l’acqua, l’elettricità e il riscaldamento a uomini, donne e bambini sono atti di puro terrore” oggi dà il suo sostegno incondizionato alle operazioni militari di Netanyahu che tra le tante cose prevedono proprio il taglio di acqua, elettricità e aiuti umanitari per gli abitanti della striscia di Gaza.
Passano i giorni e i segni del fallimento della strategia portata avanti da Netanyahu si fanno sempre più evidenti. Tuttavia, anche dopo l’annuncio di voler forzare un’ evacuazione dei civili di Gaza, la presidente della commissione europea si dice favorevole al piano di Israele. Posizione questa, apertamente criticata da Borrell e da diversi parlamentari europei, che in linea con l’ONU ritengono che l’ordine di evacuazione imposto da Israele potrebbe trasformare quella che sembra già una tragedia in un disastro.

Il 18 ottobre, dieci giorni dopo gli attacchi di Hamas, l’Ue sembra trovare una posizione comune. Il vertice dei capi di stato e di governo convocato d’urgenza si apre con un minuto di silenzio per “tutte le vittime civili che hanno perso la loro vita in Israele e in Palestina”. In seguito, durante l’emiciclo di Strasburgo, Ursula Von der Leyen viene richiamata all’ordine. Borrell le dà una vera e propria lezione di diplomazia, ricordandole che “sospendere la fornitura di acqua a una comunità sotto assedio è contrario alle leggi internazionali tanto in Ucraina quanto a Gaza, senza distinzioni, e se non si è capaci di dirlo per entrambi i luoghi, vuol dire che non si ha l’autorità morale necessaria perché l’Europa sia ascoltata”. Infine, coerentemente con quanto avvenuto nell’ultimo anno in Cisgiordania, l’alto rappresentante ricorda ai presenti che l’Europa non si può limitare ad invocare la soluzione dei due stati o ad accusare Israele di violare costantemente il territorio palestinese. Bisogna anche che agisca in tal senso, perché la realtà dei fatti è che dalla firma degli accordi di Oslo nel 1993 ad oggi, “il numero dei coloni israeliani si è triplicato” e “lo spazio del possibile Stato palestinese si è ridotto, tagliato in un labirinto di spazi non collegati tra loro”.
a cura di Paolo Gaudenzi
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