In questa situazione attuale, dove vi sono conflitti più o meno conosciuti in tutto il mondo,
si nota un sottile, ma importante parallelismo tra la situazione dei palestinesi e i sempre più dimenticati curdi. Ormai la questione curda è praticamente inesistente per i media pubblici, ma in realtà non è affatto scomparsa, neanche un mese fa in Francia è stato compiuto un attacco apertamente razzista nei confronti di tre curdi.
Ma è necessario fare un passo indietro nella storia, e domandarsi chi sono i curdi e quale sia il filo che li lega oggi ai palestinesi.

La regione era ripartita tra la Turchia, l’Iran, l’Iraq, la Siria e l’Armenia; attualmente le popolazioni curde sono all’incirca 20-30 milioni e sono distribuite soprattutto fra la Turchia sud-orientale, il Nord-ovest dell’Iran e il nord est della Siria.
In origine vivevano in una società di tribù patriarcali con un organizzazione semi-feudale, la cui religione era musulmana di rito sunnita. L’origine etnica, probabilmente Iranica, dei Curdi appare discussa, o ancora si pensa sia autoctona e imparentata con Caldi, Georgiani e Armeni. All’interno del popolo curdo, continuamente conquistato prima del VII secolo d.C. (elemento in comune con la Palestina), con la conquista araba, alcune tribù si resero indipendenti, altre, invece, si sottomisero al sultano Sangiar, il quale creò la provincia del Kurdistan. Successivamente, nel XVI furono soggetti alla sovranità persiana e in quella Ottomana mantennero un notevole grado di autonomia.
A seguito della Prima guerra mondiale e della crisi dell’Impero ottomano si smosse nei curdi una coscienza nazionale: nel 1920 il Trattato di Sèvres fra la Turchia e le potenze vincitrici della grande guerra, riconobbe i diritti del popolo curdo, prevedendo uno Stato curdo indipendente; viceversa, nel Trattato di Losanna nel’23 si contemplò solo l’idea di un governo autonomo amministrativamente nei dipartimenti curdi del protettorato britannico in Iraq, e dopo questa decisione i curdi non cessarono mai di contestare, a volte anche con l’uso della guerra, il dominio centrale di Baghdad.

Furono molte le vicende che, dal secondo dopoguerra ad oggi, videro protagonisti i curdi per la loro lotta all’indipendenza, un’organizzazione nata tra questi tumulti fu il PKK (Partîya Karkerén Kurdîstan) Partito dei lavoratori del Kurdistan, che inizialmente fu un’organizzazione nazionalista curda di stampo marxista-leninista, che rivendicava, insieme ad altri partiti curdi come il Partito Democratico Curdo (KDP o PDK) e Unione Patriottica del Kurdistan (KPU), la fondazione di uno Stato indipendente nella regione storica-linguistica del Kurdistan, a cavallo tra Turchia, Iraq, Iran e Siria.
Il PKK, accusato di terrorismo per i suoi metodi di lotta paragonabili ad una milizia armata, è riconosciuto come un’organizzazione terroristica da parte della Turchia, degli Stati Uniti D’America, dall’ Unione Europea dopo le pressioni costanti degli Usa, dall’Iran e anche dalla stessa Nato; viceversa, lo stesso tribunale dell’Unione Europea nel 2008 ha deliberato in sfavore di questa scelta. Contrariamente a non riconoscerlo come tale sono la Russia, l’India, il Brasile, la Cina, la Svizzera e le Nazioni Unite.
Ovviamente, le varie nazioni e organizzazioni mondiali hanno diverse prospettive e politiche sul piano internazionale, e di conseguenza sono diverse le visioni su questo partito, ma sembrerebbe azzardato definirlo puramente terroristico là dove combatte contro l’ISIS, difende i diritti delle donne ed è profondamente contrario al fondamentalismo Islamico, considerando anche il fatto che non viene riconosciuto terroristico da una grande parte di Stati e organizzazioni mondiali.

Nel territorio curdo c’è stata, e c’è tutt’oggi, una guerra e un genocidio creato più o meno indirettamente da potenze straniere, quali la Gran Bretagna, che propongono risoluzioni diplomatiche e territoriali senza alcuna dimensione logica e antropologica, con fini solamente economici, distruggendo la storia e le speranze di una nazione con un solo colpo di penna. Non vi è, allora, da stupirsi se si creano nuclei o partiti che rivendicano la loro indipendenza e la loro autenticità e risulta troppo semplicistico definirli terroristici senza contestualizzare la loro lotta.
Così come agli occhi dei nazisti sono risultati dei criminali i partigiani italiani, allo stesso modo viene vista dalle autorità principali come la Turchia, Israele e gli Stati Uniti la situazione dei movimenti di liberazioni Curdi e Palestinesi.

La causa del popolo palestinese e curdo è sostenuta da tutti quei popoli oppressi, dai socialisti, dai movimenti democratici e libertari. Ma l’approccio degli Stati e di tutte quelle altre forze sotto la loro influenza ha l’effetto opposto, circumnavigano il problema e rendono più difficile la risoluzione; si avvicinano e intervengono nel problema non con un approccio democratico, ma solamente sulla base di interessi politici, economici e di altro tipo. Questo è l’approccio degli Stati Uniti e degli Stati europei, oltre che degli Stati regionali, in particolare Turchia e Iran.
L’uomo è superbo, si crede sempre superiore ai propri simili e a qualunque altra specie, pecca costantemente di vanagloria che porta a conseguenze disastrose che spesso superano il limite della ragione. Il destino dell’umanità è in un inesorabile declino e ormai sta scomparendo dalla linea dell’orizzonte quell’età dell’oro perduta.
A cura di Karuna Contini