Snippet:
“Navalny, principale oppositore di Putin, è morto in carcere in circostanze sospette. Le autorità russe parlano di cause naturali, ma i suoi sostenitori sospettano di un omicidio. La sua morte è un duro colpo per la resistenza in Russia e lascia un vuoto enorme nella politica del paese e un’incertezza sul futuro della e sull’eredità della lotta politica russa.“
A più di un mese dalla morte di Alexei Navalny, continuano a emergere dettagli circa le circostanze del suo misterioso e inaspettato decesso, avvenuto il 16 febbraio in una remota colonia penale nel cuore dalla glaciale Siberia, nel mezzo del Circolo Polare Artico a 2000 km da Mosca, nella quale era rinchiuso dal 2021 in condizioni disumane.

L’ex dissidente, leader del movimento politico “Russia del Futuro” rappresentava, tra le fila degli oppositori del governo il primo degli ostacoli alla politica di Putin, nonché primo bersaglio politicamente forte da contrastare, in vista delle elezioni fantoccio che si sono tenute qualche giorno fa, e che hanno ovviamente visto il trionfo di Putin per un quarto mandato come Presidente.
Un oppositore scomodo: la fine misteriosa di Navalny in carcere.
Le prime notizie arrivate alle agenzie di stampa il 16 febbraio, riprendono il comunicato emesso dalla direzione penitenziaria che attribuisce la morte del dissidente a un “malore improvviso” e dopo vani tentativi di rianimazione da parte dell’equipe medica che era lì presente. Tuttavia, le circostanze della sua morte sono ancora poco chiare.
Le autorità russe hanno affermato che Navalny è morto per un “arresto cardiaco improvviso”, ma i suoi sostenitori e molti esperti internazionali non credono a questa versione ufficiale. La notizia ha da subito avuto una risonanza globale e ha generato profondo sconcerto presso la comunità internazionale, soprattutto in un occidente ancora scosso dal conflitto che continua a far salire il bilancio di morti e feriti alle porte dell’Europa.
La notizia del decesso di Navalny arriva a ridosso del biennio dell’invasione russa in Ucraina, forse per sottolineare tragicamente e rilanciare un messaggio di avvertimento della minaccia russa e dell’invisibile mano dello stato autoritario che continua a essere onnipresente.
Bisogna poi ricordare che un attentato alla vita di Navalny si era già verificato quattro anni fa, mentre si trovava in volo, quando gli fu somministrato un gas nervino tossico: il Novichok. A seguito dell’intossicazione fu trasferito in una clinica tedesca e neanche in quell’occasione si sottrasse alla sfida al regime di Putin e perseguì la sua lotta alla corruzione.
Miracolosamente sopravvisse all’avvelenamento, ma al suo ritorno in Russia fu arrestato e condannato a due anni e mezzo di carcere per una presunta frode, in un processo farsa ampiamente considerato come una vendetta politica.

Le parole di Putin e l’ostruzionismo: cinismo o ammissione di colpevolezza?
I funerali si sono tenuti il 1° marzo e vi hanno preso parte migliaia di persone, tra cui Boris Nadeždin e altri oppositori politici di Putin.
Avrebbero dovuto essere presenti anche tre parlamentari italiani, ma la richiesta di visto avanzata da Della Vedova (+Europa), Quartapelle (Pd) e Scalfarotto (Iv) è stata rigettata dall’Ambasciata Russa e per puro ostruzionismo si sono visti trattenere e sequestrare il passaporto per più tempo del previsto in modo tale da non consentire volutamente l’espatrio per partecipare alla cerimonia.

Nel discorso di insediamento post-elezioni avvenuto qualche giorno fa, Putin ha fatto riferimento per la prima volta dalla morte di Navalny in pubblico dichiarando:
“Per quanto riguarda il signor Navalny; sì, è morto, ed è sempre un evento triste. Ma ne abbiamo avute altre nelle nostre carceri. E questo non è mai successo negli Stati Uniti?”. E continua: “C’era l’idea di scambiare Navalny con coloro che si trovano nei Paesi occidentali, e ho accettato, volevamo scambiarlo in modo che non tornasse, ma è avvenuta questa morte, così è la vita”, ha aggiunto Putin, lasciando intendere di un possibile scambio di prigionieri.

Un appello all’Europa: non arrendersi nella lotta contro Putin.
Il quesito che emerge è uno: chi raccoglierà la sua eredità e la sua lotta politica nei confronti di un regime corrotto comandato da un despota come Putin?
Molti ripongono la fiducia nella moglie Yulia Navalnaya che, tenendo un discorso di fronte al Parlamento Europeo di Strasburgo, ha accusato le autorità russe di aver orchestrato l’omicidio del marito Alexei Navalny e ha affermato che Putin sia un “maledetto mafioso”, riponendo la fiducia nelle istituzioni europee ed esprimendo preoccupazione per il futuro della Russia, invitando l’UE a non arrendersi nella lotta contro il regime.
Forse, non sapremo mai se Navalny sia morto per le estreme condizioni in cui era tenuto o per mano diretta dello Stato. Comunque, la sua scomparsa resta un duro colpo per la resistenza e il desiderio di una pace che continua a essere sempre più lontano e sfumato.
La morte di Navalny lascia un vuoto enorme nella politica russa. Il futuro del paese è incerto, ma una cosa è sicura: la sua eredità continuerà a ispirare le persone che lottano per la libertà e la democrazia in Russia.
Referenze:
- https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20240223IPR18080/navalnaya-se-volete-sconfiggere-putin-combattete-la-sua-banda-criminale
- https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/02/16/navalny-morto-in-carcere-era-detenuto-dal-gennaio-del-2021_c0d9ffb0-4cd8-4c04-8423-f14c4db78045.html
- https://www.ilpost.it/2024/03/07/passaporti-ambasciata-russa/
- https://it.euronews.com/2024/03/18/elezioni-in-russia-putin-stravince-ringrazia-i-soldati-in-ucraina-e-parla-di-navalny