#SveliamolaViolenza

Donna, vita, libertà.

È il grido delle donne curde contro l’Isis che è stato ripreso dalle donne iraniane, da quelle turche e anche italiane. Da quasi mezzo secolo, le donne del Movimento di liberazione curdo si sono messe in marcia con l’intento di trasformare sé stesse e la società dominata dagli uomini.

Una lotta contro ogni forma di oppressione,

una lotta contro ogni forma di violenza,

una lotta contro ogni forma di privazione delle libertà.

Questo grido unisce tutte le donne che combattono ogni forma di controllo sui propri corpi: tutte quelle azioni che negano alle donne la possibilità di scegliere, in particolare sui temi inerenti alla salute riproduttiva in tutti i suoi aspetti.

Gli obiettori di coscienza in Italia rappresentano una barriera significativa nel campo della medicina e dei diritti individuali. Mentre agiscono in nome dei propri principi morali, il loro rifiuto di eseguire procedure legali come l’aborto crea ostacoli per le donne che cercano di esercitare i propri diritti riguardo la salute riproduttiva. Questi obiettori non sono eccezioni isolate; sono numerosi e formano una catena montuosa che sbarra il passo al progresso verso una piena libertà di scelta e accesso alle cure. I dati parlano chiaro: infatti, secondo quanto riportato dall’indagine di Chiara Lolli, docente di Storia della medicina, e di Sonia Montegiovane, informatica e giornalista, sono 31 le strutture sanitarie (tra ospedali e consultori) in Italia con il 100% di obiettori di coscienza per medici ginecologici, anestesisti, infermieri e OSS. Quasi 50 quelli con una percentuale superiore a 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%.  In Italia, la Legge 194 del 1978 regola e permette l’aborto sotto certe condizioni. Essa è rimasta invariata nel corso degli anni, nonostante gli sforzi di alcuni gruppi politici e organizzazioni “pro-life” per modificarla, con l’intento di limitare l’accesso alla pratica, o abolirla. Possiamo quindi affermare che la norma in questione si scontra con queste “forti resistenze personali”. Dunque, la questione è ancora aperta e pone un importante spunto di riflessione sulle tensioni tra diritti individuali e responsabilità civica.

Sveliamo insieme la violenza medica subita dalle donne.

A cura di Viola Gozzani e Giulia Principi

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