#SveliamolaViolenza

Classica, complessa, classista.                                                                                                         La violenza psicologica si ramifica in mille modi, ma non su tutti ci si sofferma a lungo. In ogni singola realtà, dal grande paese alla comunità universitaria, le classi imposte e preconfezionate dalla società ci comprimono e inibiscono.

Classismo tra ricchi,

classismo tra poveri,

classismo tra ricchi e poveri.

Il concetto di classismo è ampio e complesso da analizzare tout court, ma è possibile individuare le principali sfaccettature del fenomeno. Sarebbe troppo semplice limitarsi a dire che, per pura deformazione culturale, i ricchi discriminano i poveri perché diversi e fuori moda, o che i poveri giudicano i ricchi come tutti dello stesso rango, superficiali e sfruttatori. Non è più possibile fermarsi al classismo come una rumorosa azzuffata in cui uomini e donne vestiti di stracci e sporchi di carbone protestano contro dei borghesi maestosi, la cui arma è una ventiquattrore.
Il classismo persiste, ma si è trasformato in una sottile discriminazione. Non si tratta più di difendere la propria classe contro altre, ma di allontanarsi dai propri simili per avvicinarsi a chi è considerato “superiore”, espatriare in luoghi sconosciuti in cui, alla fine, ci si sente persi.

Ancor più sottile è il tipo di violenza autolesionista che persone circondate dalla stessa realtà e poste sul medesimo piano apparente si infliggono, convinte di essere inferiori rispetto al rango di coloro che condividono quello spazio.

Come pesci nell’oceano, le vittime della violenza di classe nuotano ignare della forza di questo turbinante silenzio. Nuotano sfrenate verso un obiettivo imposto dall’alto seguendo la bancata; seguendo il vortice che, di lì a poco, le ingoierà. La metafora della livella di Totò rivela che ignoriamo la nostra comune sorte. La società ci costringe, con subdola violenza, a perdere la nostra identità per assomigliare a chi riteniamo migliore, come inseguiti da uno squalo gigante, dall’implacabile bisogno di divorare l’individualità e l’umiltà che risiede nel cuore di ciascuno. Così, in un oceano di pesci identici, in una scalata sanguinosa verso una cima immaginaria, tutti coloro che subiscono il classico complesso classista sono vittime di una forma zitta e tagliente di violenza, la violenza di classe: un macigno sulle spalle dell’umanità.

Sveliamo insieme la violenza di classe.

A cura di Maria Vittoria Cocozza, Alisèe Consuelo Sciuto, Francesco Siracusa                                                                             

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