Dopo due anni e mezzo di indagini, l’inchiesta iniziata dalla Procura di Milano a fine 2022 a seguito di un piccolo caso relativo alla costruzione di un palazzo nel cortile di piazza Aspromonte, il 16 luglio 2025, conosce un risvolto dal carattere potenzialmente esplosivo per gran parte della classe dirigente meneghina. Sono infatti 74 i soggetti iscritti nel registro degli indagati, con richiesta di 6 misure cautelari. Tra queste spiccano le richieste di arresto ai danni dell’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, accusato di concorso in corruzione, falso e induzione indebita, oltre ad altre figure di spicco come: il fondatore e Ceo di Coima, Manfredi Catella, il presidente della Commissione paesaggio fino allo scorso aprile Giuseppe Marinoni, il componente della stessa Commissione Alessandro Scandurra, l’immobiliarista di Bluestone Andrea Bezziccheri e il manager della società J+S Federico Pella.
Ad ogni modo, a rendere l’inchiesta ancora più un caso nazionale è soprattutto l’iscrizione nel registro degli indagati del sindaco di Milano Giuseppe Sala, al quale si muoverebbe l’accusa di “false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone” e “induzione indebita a dare o promettere utilità”. Secondo i PM, il primo cittadino avrebbe infatti dato il suo assenso alla nomina di Giuseppe Marinoni nelle vesti di presidente della Commissione paesaggio, nonostante il conflitto di interesse derivante dalla sua professione di architetto, oltre ad aver esercitato pressioni sulla stessa Commissione per la costruzione del Pirellino, dopo che quest’ultima aveva espresso un parere negativo nel 2023.
In generale, ciò che la procura denuncia è la presenza di un vero e proprio sistema collusivo di “speculazione edilizia selvaggia” tra costruttori, architetti, membri della giunta comunale e della Commissione paesaggio, volto a facilitare autorizzazioni edilizie illecite, falsi e abusi urbanistici.
Le costruzioni finite nell’occhio del ciclone sono state autorizzate dal Comune di Milano attraverso la cosiddetta Scia – Segnalazione certificata di inizio attività – documento che riduce tempi e oneri burocratici per l’approvazione di un cantiere, ma che può essere richiesta solo in caso di “ristrutturazione edilizia leggera” e non per demolizioni e ricostruzioni. Agli occhi dei PM, tuttavia, gli interventi edilizi occorsi negli ultimi anni avrebbero necessitato di permessi per costruire, atto amministrativo che richiede tempi più lunghi per l’inizio dei lavori.
E in effetti, sin dall’inizio dell’inchiesta, circa 150 cantieri erano stati bloccati, il che aveva provocato il sostegno della giunta comunale a favore del cosiddetto decreto “Salva Milano”, volto ad introdurre un’interpretazione più larga della normativa relativa al rilascio della Scia. Il decreto, approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso 21 novembre, si è poi fermato in Senato per gli effetti a cascata che avrebbe sortito a livello nazionale, fino ad incassare il ritiro del supporto politico a seguito della pubblicazione dell’inchiesta. Un atto che avrebbe dovuto aggravare la posizione degli indagati, ma che invece si è rivelato ininfluente. Difatti, la magistratura ha fatto il suo corso annullando tutti e sei gli arresti richiesti in precedenza. Un responso sorprendente, a giudicare dal clamore che l’inchiesta aveva suscitato immediatamente dopo la sua pubblicazione. Sussistono però i gravi indizi di colpevolezza, ragione per cui Tancredi e Marinoni non potranno lavorare per 12 mesi rispettivamente con la pubblica amministrazione e come architetto. Pella non potrà ricoprire invece alcuna carica societaria, sempre per un periodo di un anno. Scagionato anche il sindaco di Milano Beppe Sala, iscritto nel registro degli indagati, ma giudicato immediatamente innocente dalla Procura milanese.
Non sorprendente è invece il malcontento e la riprovazione dei cittadini milanesi, le vere vittime di questa speculazione immobiliare. Una speculazione che ha reso Milano una città economicamente sempre più esclusiva ed escludente, dove le persone comuni sono costrette ad emigrare in periferia per arrivare a fine mese, ma al costo di una sicurezza più che deficitaria se si considera l’impellente fenomeno “maranza”. A ciò si aggiunge il dramma che numerose famiglie, giovani lavoratori, lavoratrici e studenti fuorisede stanno affrontando a causa dei sequestri, che si trovano ora senza soldi e senza casa, dopo aver firmato i loro documenti preliminari d’acquisto e versato le loro caparre. Cosa non da poco, dato che nella Milano interconnessa, all’avanguardia e internazionalmente attrattiva voluta da mister Expo, il costo medio di una casa per metro quadro si attesta sui 5.456€. Per non parlare degli affitti per un monolocale, che ormai superano i 1500€ mensili. Una fotografia che certifica il disastro sociale generato dalle politiche urbanistiche dell’amministrazione Sala dal 2016 (anno del suo primo insediamento) a questa parte. Un’amministrazione capeggiata dal PD, che presentatasi teoricamente al fianco delle persone ordinarie, si è rivelata la migliore amica delle logiche del cemento e dei capitali.
A cura di Matteo Bruno