Il Nexus delle terre rare: l’Australia come perno geopolitico tra la rivalità USA-China

Casa Bianca, 20 Ottobre 2025

In un momento in cui la Cina produce circa il 90% delle terre rare a livello globale, Trump si avvicina sempre di più all’Australia: lo scorso 21 ottobre è stato siglato siglato l’accordo con il primo ministro australiano Anthony Albanese per impegnarsi  ad investire 1 miliardo di dollari ciascuno in una rete di progetti volti alla produzione di minerali critici in territorio australiano.

Pechino usa il proprio monopolio sull’estrazione e la raffinazione mineraria come leva geopolitica, decretando, solo un mese fa, che le aziende straniere dovranno ottenere approvazione per esportare magneti contenenti minerali rari originari dalla Cina. L’import americano di terre rare è quasi completamente dipendente dal mercato cinese, e ciò ha portato alla minaccia di ulteriori dazi, aggravando la già complessa relazione tra le due potenze economiche.

L’Australia, quarta al mondo per il possedimento di depositi di terre rare, nonostante sia fidato partner commerciale cinese, ha firmato l’accordo per tentare di spezzare il monopolio su questi materiali essenziali, e garantire l’approvvigionamento minerale necessario per le industrie commerciali e militari, sia statunitensi che australiane.

Il patto include l’iniezione di capitale in due progetti principali: la produzione di gallio e gli ossidi di terre rare. Il primo prevede un investimento di circa 200 milioni di dollari in un impianto situato presso una delle raffinerie di allumina dell’azienda Alcoa. Il gallio è un minerale fondamentale per le tecnologie moderne, inclusi i sistemi di guerra elettronica avanzata come la guida missilistica e i radar. Attualmente, gli Stati Uniti dipendono interamente dalle importazioni dalla Cina, che ne detiene un dominio quasi completo sulla produzione.

Per il secondo progetto, invece, è prevista un’iniezione di capitale di 100 milioni di dollari nel progetto Arafura Rare Earths, azienda situata nel nord dell’Australia. L’ASX: ARU stima la produzione ossido di 4.440 tonnellate annue di neodimio e praseodimio (NdPr), cruciale per la produzione di magneti utilizzati in vari settori avanzati, compresi i sistemi di guida missilistica balistica.

Fondamentalmente, l’accordo è stato progettato con il presupposto che le aziende finanziate tramite questo quadro non effettueranno molte vendite a clienti cinesi. Non mancano quindi i rischi economici: dato il monopolio sulla catena di approvvigionamento, la Cina è in grado di manipolare a piacimento i prezzi di riferimento, spesso riversando l’eccesso di minerali sul mercato per abbassare i prezzi, ostacolando la già scarna concorrenza. L’accordo USA-Australia prevede lo sviluppo di prezzi minimi per le terre rare, primo passo cruciale verso il soddisfacimento della domanda di queste materie prime.

Naturalmente, sono emerse anche delle critiche interne: le schede informative suggeriscono che gli Stati Uniti otterranno l’accesso principale attraverso accordi di offtake. Inoltre, nonostante l’attenzione a garantire le materie prime, l’Australia attualmente non possiede i necessari processi di manifattura di fascia alta, come la metallizzazione e la produzione di magneti. Ciò significa che l’ossido di terre rare prodotto in Australia dovrebbe comunque essere trasportato ai partner globali per la lavorazione. Gli esperti sottolineano l’urgenza di investire nella capacità di raffinazione e lavorazione per assicurarsi una maggiore quota di commercio e la creazione di posti di lavoro.

John Mavrogenes, professore di geologia economica presso l’Australian National University, ha dichiarato: “Non credo che la carenza di terre rare possa essere risolta in così poco tempo … siamo un decennio indietro, e dovremmo costruire un settore industriale da zero”. Sebbene le terre rare siano meno costose dell’oro, carenza di lavoratori qualificati in materia, altissimi dispendi energetici e potenziale impatto ambientale sono gli ostacoli più significativi per lo sviluppo di tale settore.

Insomma, questa stretta di mano sembrerebbe significare la fine del monopolio minerale cinese, ma il successo a lungo termine di questo progetto dipenderà anche da come Pechino reagirà a quest’esplicita sfida.

A cura di Chiara Pinna

Fonti:

https://apnews.com/article/donald-trump-anthony-albanese-submarine-australia-trade-7db18e2b942176623dcad283bfad3a6c

https://edition.cnn.com/2025/10/21/business/us-australia-rare-earth-deal-intl-hnk

https://www.theguardian.com/world/2025/oct/21/australia-us-critical-minerals-rare-earths-deal-china-explainer

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