All’inizio dello scorso settembre i Radiohead, nota band britannica, hanno annunciato di essersi riuniti per un tour autunnale che avrebbe toccato alcune città europee, tra cui Madrid, Berlino e anche Bologna. Per “garantire un esperienza quanto più equa per tutti i fan interessati a partecipare”, il gruppo ha ideato un sistema che raggirasse il bagarinaggio e che impedisse ai prezzi dei biglietti di lievitare verso cifre esorbitanti: una specie di “lotteria” in cui dal sito della band era possibile ricevere un codice di sblocco per la vendita ufficiale. Il codice permetteva l’acquisto di un massimo di 4 biglietti, per una sola delle 20 date del tour; di codici ne sono stati distribuiti in maniera totalmente casuale un numero equivalente circa al 120% per cento della capienza totale effettiva dei luoghi dove si terranno gli show, e tutte le piattaforme di vendita, AXS per l’Inghilterra e Ticketmaster per il resto dell’Europa, sono state munite di contromisure che identificassero e cacciassero eventuali bot dalla coda virtuale per l’acquisto dei biglietti. Tuttavia, questo sistema si è rivelato tutt’altro che infallibile: moltissima gente è stata infatti erroneamente cacciata dalla pagina di acquisto venendo scambiata per bot, mentre altri, pur vivendo a pochi chilometri dai luoghi interessati, non hanno nemmeno ricevuto uno dei codici di sblocco e sono stati quindi esclusi direttamente dalla vendita. Pur considerando quindi che il tour è andato sold-out in poco meno di tre ore, ne sarà davvero valsa la pena inventarsi un tale sistema pur di non attraversare le tradizionali pratiche di acquisto per eventi del genere?
È innegabile che negli ultimi decenni la musica live sia diventata sempre meno accessibile per un gran numero di persone, con prezzi dei biglietti che aumentano sempre più e tour internazionali che toccano meno tappe. Tuttavia, se oggi ci sembra normale pagare centinaia di euro per un biglietto del nostro artista preferito, non è sempre stata questa la regola. In una celebre intervista del 1992, Kurt Cobain, frontman dei Nirvana, si scandalizzava perché Madonna vendeva i biglietti dei suoi concerti a 70 dollari, che applicando l’inflazione di oggi equivarrebbero a circa 150 dollari. Quell’anno i Nirvana, al vertice della fama mondiale, vendevano biglietti a 17 dollari (37 dollari di oggi con l’inflazione); l’anno prima, nel ’91, il concerto del gruppo di Seattle a Milano costava solo 15 euro. Non erano un caso isolato: un live di Bruce Springsteen all’uscita di “Born in the USA” aveva un prezzo simile, mentre nel 2023, 40 anni dopo, i biglietti per uno stesso concerto potevano arrivare a costare fino a 600 euro. Le popstar internazionali dell’ultimo decennio non sono da meno, come nel caso di The Weeknd o di Taylor Swift, il cui prezzo medio dei biglietti degli ultimi tour sfiora i 500 euro.

Insomma, come è possibile che dagli anni ’90 ad oggi i prezzi per vedere il nostro artista preferito siano aumentati così tanto, al punto da arrivare quasi inaccessibili? Per rispondere a questa domanda bisogna considerare una serie di fattori, oltre alla semplice inflazione. Primo tra questi è la più grande rivoluzione che l’industria della musica ha subito negli scorsi vent’anni: lo streaming online. L’avvento della pirateria digitale dei primi anni 2000 e delle grandi piattaforme di streaming come Spotify (che paga gli artisti 0,04 dollari per ogni dieci riproduzioni, una frazione praticamente irrisoria se stiamo parlando di un qualunque artista che non sfiori i miliardi di stream) ha causato un ribaltamento totale del mercato musicale: se prima, infatti, la principale fonte di guadagno per un artista era la vendita fisica di dischi e cd, ora sono i concerti a rappresentare la principale entrata. La musica fisica è ora ridotta a un qualcosa di nicchia, puramente collezionistico e che ha una minima rilevanza nella totalità del mercato. Intanto, i live assumono un’importanza sempre maggiore e diventano un importante investimento per un artista, che per capitalizzare sull’evento organizza concerti sempre più grandi e scenografici; produzioni importanti che implicano costi notevoli, e che quindi impediscono l’eccessiva capillarizzazione di un tour, motivo per cui un artista internazionale difficilmente annuncia più di un live per Stato estero. Non a caso, la maggior parte dei grandi show nel nostro paese interessa Milano, oppure in pochi casi Roma o Bologna, le altre due città munite di spazi adatti ad ospitare eventi del genere.
Un altro fattore da considerare è la “fear of missing out” (o FOMO, in breve), una forma di ansia sociale che deriva dal timore di perdere esperienze ritenute piacevoli o gratificanti. Questo porta i consumatori ad essere disposti a pagare cifre che normalmente non pagherebbero per paura di restare “tagliati fuori” dal concerto del loro cantante o gruppo preferito. Questo fenomeno sociale diventa anche dannoso nel momento in cui si aggiunge l’ultimo fattore, il “Dynamic Pricing”, un sistema implementato negli ultimi anni che basa il prezzo di un bene in basse a quanto è richiesto. Ne risulta che un biglietto per un concerto che già di base ha un prezzo alto, a causa di costi di produzione molto alti e della necessità degli organizzatori di trarne un profitto, sia sottoposto ad una forte di domanda e che quindi subisca un ulteriore aumento di prezzo: è così che da 100 euro si arriva a pagarne 150 o anche molto più.

Sistemi come quello ideato dai Radiohead raggirano il dynamic pricing e tentano di offrire prezzi più abbordabili, nonostante si tratti di biglietti venduti tra gli 80 e il centinaio di euro. Tuttavia si parla di eliminare il sintomo, ignorando la malattia che, previo un effettivo cambio di rotta che parta dagli artisti in primis, continuerà a rendere la musica live uno status symbol, un lusso, privandola di quella che è la sua sostanza prima: un’esperienza artistica che arricchisca l’individuo.
A cura di Alessandro Iorio
Fonti:
- https://www.nytimes.com/2025/03/05/business/gen-z-concert-tickets-taylor-swift-beyonce.html
- https://www.nytimes.com/2022/07/26/your-money/bruce-springsteen-tickets.html
- https://www.today.it/vision/musica/prezzo-concerti-editoriale.html
- https://www.justice.gov/archives/opa/pr/justice-department-sues-live-nation-ticketmaster-monopolizing-markets-across-live-concert