PERCHE’ RIFIUTIAMO IL NUCLEARE

L’IPOCRISIA DELLE IDEOLOGIE

“Il nucleare non è la strada. Gli Italiani si sono già espressi due volte in passato in merito”. Così esordisce la nuova leader del Partito Democratico Elly Schlein, convinta sostenitrice, dall’altro lato, della necessità di un progresso sostenibile (come se sostenibilità e nucleare corressero su due binari differenti). E così anche la più fresca e innovativa esponente della sinistra italiana conferma il rifiuto per l’energia nucleare, cristallizzato dal referendum del 1987. Dalla Democrazia Cristiana di Ciriaco De Mita e Giovanni Gora, al Partito Radicale, alle liste Verdi, fino a tutti i protagonisti di centro sinistra delle ultime elezioni del 25 settembre scorso (Movimento 5 Stelle in primis, affiancato da PD, Verdi, Sinistra Italiana, Unione Popolare, Possibile; solo Più Europa sembra più aperta); così come le più importanti associazioni ambientaliste, come Legambiente, Greenpeace e WWF: tutti sventolano la bandiera del NO al nucleare, in una storia senza margine di cambiamento. Ma perchè? Perché i più attenti al tema della sostenibilità ripudiano la fonte di energia scientificamente definita “più pulita”?

Prima di trarre conclusioni sulla questione è però necessario approfondire alcuni fondamentali aspetti storici e scientifici. 

DUE CATASTROFI E DUE REFERENDUM

Nell’affermare che gli Italiani si sono espressi due volte, come a ribadire “la questione è già stata sigillata tempo fa”, Elly Schlein fa riferimento ai due importanti referendum anti-nucleare indetti e approvati rispettivamente l’8 e 9 novembre 1987 e il 12 e 13 giugno 2011

Le date sono particolarmente significative, poiché direttamente conseguenti alle due catastrofi di Černobyl (26 aprile 1986) e Fukushima (11-16 marzo 2011). L’orrore dei decessi immediati e conseguenti all’esposizione delle radiazioni non rese difficile il raggiungimento della maggioranza ad entrambi i referendum (indetti più che altro per ragioni propagandistiche), che precisamente registrarono circa l’80% (considerando i tre quesiti riguardanti il nucleare) e il 94% di voti favorevoli all’abrogazione. Ma si può davvero ritenere la questione chiusa per sempre? Certo, il popolo si è espresso coerentemente in quelle due occasioni; ma se proprio non si vuole contemplare un possibile cambio di opinioni, soprattutto data la crisi energetica che stiamo vivendo anche per aver rinunciato all’autosufficienza proprio con quei referendum, si dovrebbe almeno considerare il ruolo giocato dallo shock di quegli incidenti così “freschi”, nonché la grande influenza mediatica

La paura diffusasi nel 1986 e 2011 rimane tutt’oggi forse la ragione più profonda a guidare gli antinuclearisti; ma se tale paura non fosse accecante, basterebbero pochi dati per estirparla. 

Il timore, naturalmente, è di morire. La stima dei decessi collegati a Černobyl ufficializzata dalle Nazioni Unite ammonta a circa 4000, quella correlata a Fukushima (qui mi riferisco solamente alle morti legate alle radiazioni) è pari a zero. Anche solo il primo numero sembrerebbe sufficientemente scioccante per determinare la posizione di chi si trova a firmare il referendum. Ma si consideri ora il seguente grafico.

Si può notare chiaramente come, per quanto vedere un corpo lacerato dalle radiazioni possa essere terrorizzante, gli “omicidi” commessi dal nucleare (qui misurati in morti per inquinamento e incidenti per terawattora) si posizionano penultimi in classifica, comparabili alle tanto amate fonti rinnovabili eolica e solare, e ben al di sotto di carbone e petrolio. C’è poi da precisare che eventi del genere, riconsiderando le due catastrofi, si potrebbero ripetere con una bassissima probabilità, essendo rari come i circa 170000 morti dopo il crollo delle dighe di Banqiao nel 1975, che tuttavia non sembrano aver avuto nessun impatto negativo sulla percezione della fonte idroelettrica. Per confermare questa tesi, basta considerare che nella centrale di Černobyl sono mancati accorgimenti di sicurezza basilari, come non includere la struttura di contenimento del nocciolo ed effettuare un test azzardato in cui vennero disattivati i sistemi di sicurezza automatici e levate le barre di controllo (bisogna poi ricordare il contesto dittatoriale che non favoriva di certo limpidezza nelle operazioni); si tratta insomma di errori facilmente rimediabili. Fukushima, dall’altro lato, fu il frutto della combinazione di un terremoto di magnitudo 9 e di uno tsunami di 14 metri; non servono parole per comprendere l’esclusività delle circostanze.

Se poi ci si vuole convincere che il peggio può ricapitare, non si dimentichi che le particelle radioattive del disastro di Černobyl hanno raggiunto la Svizzera, dunque continuare ad importare il 5% di energia elettrica dai nostri vicini Francesi, che la producono con le loro 19 centrali attive, non ci assicura l’incolumità, ma piuttosto ulteriore dipendenza.

OLTRE ALLA PAURA   

Ma la paura non è l’unico fattore alla base di una sinistra-green-solo-rinnovabili. Elencherò di seguito gli altri due punti critici dell’energia nucleare.

Vi è innanzitutto la questione delle scorie radioattive, ovvero i rifiuti derivanti dalla produzione di energia nucleare. Si tratta certamente di elementi altamente tossici e nocivi per l’ambiente e per l’umanità; tuttavia, anche in questo caso un semplice confronto numerico con gli altri rifiuti tossici industrialmente prodotti aiuterà a ridimensionare le percezioni a riguardo. Stando ad Eurostat, il 5% dei rifiuti complessivi annui dell’Unione Europea (circa due miliardi di tonnellate) corrisponde a quelli più dannosi; di questo 5%, solo lo 0.5% rappresenta scorie radioattive. Se poi si considera che quelle più longeve coprono l’1% di quest’ultimo 0.5%, si può concludere che esse non superano lo 0,005% dei rifiuti pericolosi. Eppure nell’immaginario comune difficilmente si arriverebbe a stime del genere, e questo dovrebbe bastare per riflettere sulla nostra facile influenzabilità. 

Vi è poi un’altra bella notizia in merito dall’Europa; sfruttando il 95% riciclabile di queste scorie, il progetto FAIRFUELS, finanziato dall’Unione, mira a migliorare il riciclaggio creando nuovi combustibili mediante la reirradiazione nei reattori, così da ridurre ulteriormente volume e pericolosità dei rifiuti radioattivi. 

Più ostica è la questione dei costi. L’investimento iniziale per una centrale nucleare è davvero notevole, fino a superare i 26 miliardi di Euro; inoltre, il World Nuclear Industry Status Report certifica che nel 2020 1 kWh di elettricità prodotta dal nucleare è costata 16,3 dollari, contro i 3,7 dollari del fotovoltaico (il meno caro). Visto poi il caro bollette da combattere, è comprensibilmente difficile distaccarsi da chi continua a ribadire l’assurdità di costi così esorbitanti. Ma anche qui sono costretta ad invitare a guardare anche l’altro lato della medaglia, il lato del futuro. Si è stimato che una produzione ibrida di nucleare e rinnovabili porterebbe ad un risparmio a lungo termine del 25 – 30% e sarebbe ottimale, come sottolineato da IAEA. Questo principalmente perché l’energia nucleare compensa i costi di manutenzione e di connessione (questi includono l’alta variabilità del rendimento) delle rinnovabili, ma soprattutto essa produce oltre il triplo del fotovoltaico, circa 13 volte in più delle centrali eoliche e quasi 30 volte tanto gli impianti idroelettrici. 

A questo punto si pone un problema sia politico che morale. Perché investire i nostri soldi su un fonte che comincerebbe a rendere almeno dopo 15-20 anni, come evidenziato dal consulente per l’energia nucleare Mycle Schneider? 

La sinistra continua a lottare per un raggiungimento delle emissioni zero solamente con l’utilizzo delle fonti rinnovabili, ed è la stessa a sostenere che il pianeta non può aspettare i tempi del nucleare. Ma se non lo avessero ribadito incessantemente da quel primo referendum, probabilmente il pianeta ora non dovrebbe più aspettare. 

Dunque, alla luce di tutti questi dati e riflessioni, non sarebbe meglio cominciare a pensare al futuro in termini generali, piuttosto che al nostro futuro di individui che moriranno prima che qualsiasi cambiamento radicale possa avvenire? 

A cura di Carolina Agostini

Fonti:

https://www.wired.it/article/nucleare-elezioni-2022-programmi-partiti-si-lega-destra-azione-italia-viva-no-pd-sinistra-verdi-possibile/

https://www.today.it/opinioni/energia-nucleare-cosa-dice-destra-sinistra.html

https://www.ritacharbonnier.it/2010/11/il-nucleare-e-di-destra/

https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/ministro-transizione-ecologica-cingolani-apre-al-nucleare-polemiche-con-ambientalisti-372e360d-7767-4691-b68f-e2a1990b2b15.html?refresh_ce

https://www.ilfoglio.it/scienza/2022/09/14/news/-contro-i-pregiudizi-il-nucleare-e-sicuro-e-pulito-e-tornera-in-italia-nel-2030-parla-l-avvocato-dell-atomo-4430636/

https://www.italiaoggi.it/news/chi-ha-bloccato-il-nucleare-2552424

https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/nucleare-greenpeace-legambiente-e-wwf-tornare-a-parlare-di-nucleare-e-un-esercizio-davvero-inutile-e-un-dibattito-sterile/

https://nucleareeragione.org/costi-legati-alla-produzione-di-energia/

https://cordis.europa.eu/article/id/90546-radioactive-waste-fuels-nextgeneration-reactors/it

https://nucleareeragione.org/2022/10/28/i-veri-numeri-dei-nostri-rifiuti/

https://www.fanpage.it/innovazione/scienze/perche-le-centrali-nucleari-costano-cosi-tanto/

https://www.iaea.org/newscenter/news/nuclear-and-renewables-playing-complementary-roles-in-hybrid-energy-systems

https://nucleareeragione.org/il-nucleare-a-confronto-con-altre-forme-di-energia/

https://europa.today.it/fake-fact/nucleare-energia-pulita-verde.html#:~:text=Ma%20se%20confrontato%20a%20quello,(4%20g%2FkWh)

https://pagellapolitica.it/articoli/guida-al-dibattito-politico-sul-nucleare-in-italia

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