Islanda; l’imperfetto paradiso dell’uguaglianza di genere in relazione con il mondo

Lo scorso 24 ottobre, le donne islandesi hanno indetto uno sciopero di 24 ore. La giornata è stata definita il “giorno libero delle donne”.

Stop al lavoro retribuito e non retribuito, per puntare i riflettori sul persistente divario di retribuzione tra uomini e donne, nel paese pari al 21%.

Altro focus delle proteste è il tema della violenza di genere, di cui 1 donna su 3 ha avuto esperienza diretta.

“Tu questa la chiami parità?” Inneggiano le donne islandesi che si sono riversate nelle piazze delle principali città, rivendicando il diritto a pari opportunità ed equa retribuzione.

Un movimento di protesta che ha registrato grande seguito tra la popolazione e a cui ha aderito anche il primo ministro donna Katrín Jakobsdóttir.

“Ci hanno sempre detto che siamo il Paese più evoluto e che dovevamo essere soddisfatte”, ha dichiarato Steingrímsdóttir, presidente di IWRA, associazione in prima linea per la difesa dei diritti delle donne. “Invece, dobbiamo essere ambiziose, rinnovare la nostra lotta ed essere un modello”.

L’ Islanda risulta di fatto il primo paese per parità di genere secondo il “Gender Gap Report” del 2021, con un tasso di impiego femminile pari al 75% della forza lavoro totale. É inoltre il primo paese al mondo ad aver eletto democraticamente una donna ai vertici dello Stato.

Questi elementi contribuiscono ad alimentare la visione dell’Islanda come “paradiso dell’uguaglianza di genere”.

Allo stesso tempo tuttavia, l’insoddisfazione del presidente di IWRA punta nella direzione opposta, andando a sottolineare ciò che rende il paese un “paradiso imperfetto”. Le donne risultano pagate in media il 25% in meno degli uomini e la loro giornata lavorativa è retribuita soltanto per il 60%.

In che modo possono queste due visioni convergere?

Nella misura in cui l’una non esclude l’ altra, bensí è direttamente pensata per confluirvi.

Le imperfezioni del paese in termini di uguaglianza di genere implicano la conseguente ambizione di continuare a migliorarsi, al fine di elevarsi a modello di sviluppo per altre regioni del mondo.

Tali mancanze sono il motore indiretto del cambiamento, che si muove al passo delle riforme attuate dal primo ministro.

Nel corso degli ultimi anni sono state introdotte una Legge sul diritto a un trattamento equo a prescindere dalla razza e dall’etnia” (2018), una “Legge sulla parità di stato e di diritti a prescindere dal genere” (2020) e una “Legge sulla gestione delle questioni riguardanti l’uguaglianza”, dello stesso anno.

Oltre a tali testi legislativi, il governo ha istituito un “dipartimento di uguaglianza”, sotto l’amministrazione del capo di Stato.

Quest’ ultimo ha l’obbligo, ogni quattro anni, di presentare una mozione per una risoluzione parlamentare su un piano quadriennale di azione sull’uguaglianza di genere, aperto a dibattito nel corso del “Gender Equality Forum”.

Il dibattito politico intorno all’uguaglianza e al divario retributivo di genere è inoltre arricchito dall’ attività di diverse associazioni, tra cui spiccano la “Feminist budgeting” e l’IWRA” che si pongono l’obiettivo di tutelare i diritti sociali, politici ed economici delle donne.

In questa misura, la consapevolezza del paese di non essere arrivato trasmuta in seme di crescita ed esigenza di cambiamento.

Fonte:About Gender Equality. (s.d.). Government of Iceland |

Il modello che l’Islanda tenta di proporre è quello di una regione in cui l’uguaglianza di genere e la parità retributiva sono sostenibili e non difficili da raggiungere.

Lo scenario con cui il paese si confronta è tuttavia complesso e controverso. Secondo l’ultimo “Gender Gap Report” numerosi sono i paesi che registrano un divario retributivo di genere ancora alto.

Tra questi Estonia (22.7%), Germania (20.9%), Repubblica Ceca (20.1%), Austria (19.6%) e Slovacchia (19.4%).

La situazione è più grave in Medio Oriente e in Nord Africa, in cui tale divario è superiore alla media degli altri territori.

L’Afghanistan vince il titolo di “paese non per donne”, a causa di una politica di “apartheid” nei confronti di quest’ultime e dei continui ostacoli che ne rendono difficile l’accesso all’istruzione.

Indici più bassi sono invece attribuiti a Romania (3%), Lussemburgo (4.6%), Italia (5%), Belgio (6%) e paesi del Nord Europa.

Fonte: Global Gender Gap Report (2021)

Quali sono i fattori che determinano tali disparità?

Le donne rappresentano nel mondo soltanto il 41.3% della forza lavoro totale e coprono più frequentemente posizioni part time o impieghi in settori a basso salario quali assistenza, sanità e istruzione.

È stimato inoltre che il divario retributivo si allarga con l’età e lo sviluppo delle carriere e incide negativamente sul PIL del paese.

Cosa si sta facendo per ridurre tali disuguaglianze?

Nel 2021 é stata delineata dal Parlamento Europeo una strategia comune per la parità di genere, che si poneva come obiettivo quello di portare al 33% la percentuale di posti dirigenziali occupati da donne.

Attualmente, tale obiettivo può essere considerato raggiunto, il 36% delle posizioni di dirigenza é ricoperto da lavoratori di sesso femminile.

Sempre un numero maggiore di donne risulta attivo in settori tradizionalmente accettati come “a prevalenza maschile”, quali la scienza e la politica.

Nel 2018 il Nobel per la fisica è stato attribuito alla scienziata canadese Theo Strickland e a due colleghi uomini, nel 2023 una situazione analoga con la vittoria della francese Anne l’Huillier.

Theo Strickland

In ambito politico, 50 è il numero di paesi, tra cui la stessa Islanda, che hanno eletto come capo di Stato una donna.

I numeri testimoniano che le donne stanno emergendo anche in ambiti in cui non sono tradizionalmente incluse, è necessario tuttavia continuare a lavorare in questa direzione per raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi.

Altri passi verso il raggiungimento dell’uguaglianza di genere sono stati recentemente mossi con l’istituzione di un tetto massimo di differenza retributiva pari al 5%, con conseguenti sanzioni per chi supera tale soglia.

Il Parlamento Europeo ha inoltre sottoscritto il “Patto Europeo per l’uguaglianza di genere” fondato sui principi di pari indipendenza economica, pari retribuzione per lo stesso lavoro o lavoro di pari valore, parità nel processo decisionale, dignità, integrità e fine della violenza sessista, parità tra donne e uomini nelle azioni esterne.

A supporto di tale accordo, è stata definita una strategia comune per l’uguaglianza di genere ed è stata istituita “la giornata internazionale della parità salariale” , al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle decisioni prese a livello istituzionale.

Il mondo sta muovendo i propri passi verso l’uguaglianza di genere, in un concerto in cui ogni paese suona a un ritmo diverso.

L’ Islanda, già modello di uguaglianza, può scegliere se dettare il proprio ritmo o lasciare che le altre regioni del mondo si accordino, in relazione alle diversità che ogni paese nasconde.

Tutto nella misura in cui il concerto dell’uguaglianza di genere non cessi di suonare, e l’umanità di camminare verso un mondo in cui uomini e donne non siano uguali solo sulle pagine di un giornale ma anche nella vita reale.

A cura di Marianna Campo

Fonti:

https://www.government.is/topics/human-rights-and-equality/equality/about-gender-equality/

https://epthinktank.eu/2017/03/07/gender-pay-gap/

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