
L’Artide, che la vulgata d’oggi mascolinizza in Artico, è sempre più blu. E meno bianca. Logica conseguenza dell’accelerato innalzamento delle temperature, che al Polo raddoppia rispetto alla media mondiale. È l’effetto albedo: più blu compare, più la capacità del bianco di riflettere le radiazioni solari diminuisce, riducendo il permafrost a poltiglia. Di qui, lo sversamento nell’atmosfera di metano, per millenni ingabbiato nel ghiaccio più antico, si assurge a motivo eziologico di ulteriori cambiamenti climatici. Per intenderci, se nel 1985 la percentuale di ghiaccio resistente ad almeno quattro estati successive era del 16%, ad oggi a stento sfiora l’1. Probabilmente squagliando totalmente nelle estati tra il 2030 e il 2050. Almeno secondo le previsioni più ottimistiche.
Con buona pace dei movimenti ecologisti, gli ormai inevitabili svantaggi ambientali potrebbero però essere compensati in termini di navigabilità e ritorno economico. Non solo per gli stati rivieraschi. Chi più sarà veloce nella corsa al Grande Nord, più potrà arrogarsi il diritto alla sua fruibilità. Attraverso tre principali arterie marittime: il Passaggio a Nord-Ovest, il Passaggio a Nord-Est e la Rotta Polare. Tutte e tre promettenti vantaggi temporali notevoli sulle tradizionali Panama, Suez, Hormuz e Buona Speranza.
È in questo contesto che si inserisce l’Italia. 19° al mondo in termini di connettività marittima, lo stivale non può non correre per il Grande Nord. Sebbene ci vogliano anni prima che Rotterdam possa entrare in vantaggio su Suez, non possiamo permetterci di restarne fuori. Semplicemente perché il nostro riferimento geopolitico più prossimo è il Mediterraneo. Ne rischieremmo l’emarginazione.
La presenza italiana nella Regione

Osservatore permanente in seno al Consiglio Artico dal 2013 – per evidenti motivazioni di carattere geostrategico – l’Italia se la gioca tra demilitarizzazione della regione, cooperazione economica ed esplorazioni off-shore e minerarie. In primis per mezzo di Eni, la cui scoperta del Goliat (impianto di produzione petrolifera più settentrionale al mondo) gli ha valso il titolo di maggiore attore privato di bandiera nella regione. In certi periodi addirittura terzo giacimento petrolifero di tutta Norvegia in termini di produzione quotidiana di greggio. Forte di un investimento pari a 43 miliardi di euro nel 2016, con 100 mila barili al giorno, per non parlare poi di Fincantieri per la produzione di navi secondo gli standard nel Polar Code (gennaio 2017), la Leonardo per le attività di search and rescue. E ancora Cimberio, Costa Crociere, Edison. Beninteso, non si voglia esaurire la dimensione polare dello stivale al solo settore privato, nonostante il bisogno fisiologico dell’economia italiana in fatto di materie prime. Soprattutto in termini di presenza scientifica, la penisola se l’è sempre giocata bene, sfruttando la scienza per la propria pretesa d’influenza nella regione. Nel 1899 il Duca degli Abruzzi provava a conquistare il Polo con slitte trainate da cani. Nel 1926 Umberto Nobile sorvolava le Svalbard, mentre il 23 maggio del 1928 partiva per il Polo Nord. A mezzanotte del 24 una bandiera italiana e una croce benedetta da Pio XI venivano lanciate nei pressi dell’ambito limite geografico. Nel 1997 il CNR iniziava a gestire la “Dirigibile Italia” per gli studi sull’Arctic Amplification. Non mancano poi le esplorazioni oceanografiche: prima l’Explora dell’OGS, poi l’Alliance dal 2017. L’ultima, la High North21, cogestita dall’Istituto idrografico della Marina Militare e dalla Nato, è iniziata ufficialmente il 10 giugno scorso. Peraltro, vi concorrono prestigiosi enti di ricerca nazionali ed internazionali: CNR, ENEA, INGV, ASI, solo per citarne alcuni. Ma anche privati, come e-GEOS. Nato nel 2000 per volontà dell’Agenzia Spaziale italiana e la società privata Telespazio S.p.A., per il monitoraggio del traffico marittimo e di eventuali sversamenti di petrolio, siti estrattivi e in ultimo, ma non per importanza, intelligence commerciale, gode dell’esclusivo utilizzo della costellazione satellitare Cosmo-SkyMed (fatta salva la competenza del Ministero della Difesa).
Per intenderci, sebbene più di 4000 chilometri separino lo stivale dal Polo Nord, l’Artico può avvalersi del titolo di Mediterraneo Iperboreo.
Un approccio nuovo?

Al pari dei grandi, anche Roma si è dotata di una propria strategia per l’Artico (2015), sebbene tutt’oggi confinata alla natura informale del Tavolo Artico del Ministero degli Esteri. Essa è insufficiente se si considera che i ghiacci marini nelle regioni costiere polari si starebbero assottigliando tra il 70% e il 100% più rapidamente di quanto si pensasse, almeno secondo le ultime osservazioni radar di CryoSat ed Envisat dell’Agenzia Spaziale Europea. È più che mai necessario quindi superarne l’informalità, dotandoci di uno strumento politico di vertice. Al pari di Giappone e Corea poi, il nostro Paese potrebbe nominare un ambasciatore per l’Artico, o ancora promuovere lo stivale nazione vicina all’Artico, sull’esempio del Dragone rosso (bianco).
Infine, sul piano internazionale, l’Italia potrebbe giocarsela strategicamente tra Consiglio Artico – di cui per altro è membro osservatore dal 2013 – e Alleanza Atlantica, restaurando il proprio cortile di casa. Urge un approccio nuovo, che colmi il progressivo vuoto politico del numero uno americano e che restituisca voce al nostro Paese ai tavoli internazionali. L’obiettivo primario? La protezione di Genova e Venezia qualora i traffici su a Nord dovessero intensificarsi troppo.
A cura di Alice Tommasi
Resources
M.M. Minuto, L’Italia ha un interesse nell’Artico, ecco come difenderlo in La febbre dell’Artico, Limes. Rivista italiana di geopolitica, Gennaio 2019, Vol.1.
M.G. Mian, Artico. La battaglia per il grande Nord, Piccola Biblioteca Neri Pozza, Padova, Gennaio 2018.
Indagine conoscitiva sulla Strategia italiana per l’Artico, III Commissione Permanente (Affari esteri e comunitari), 16 gennaio 2018, http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2018/01/16/leg.17.bol0943.data20180116.com03.pdf, consultato in ottobre 2021.
Verso una strategia italiana per l’Artico. Linee guida nazionali, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, 2015 (Aggiornamento maggio 2016), https://www.esteri.it/mae/resource/doc/2019/11/verso_una_strategia_italiana_per_lartico__linee_guida_nazionali.pdf, consultato in ottobre 2021.
Clean Sea: un robot al servizio del mare. La nostra tecnologia per monitorare gli impianti sottomarini e la salute degli oceani, eni.com, https://www.eni.com/it-IT/attivita/sottomarino-clean-sea.html, consultato ottobre 2021.
Polar Space Task Group, World Meteorological Organization, https://community.wmo.int/polar-space-task-group-pstg, consultato il 28 maggio 2021.
Cosmo-SkyMed, Sistema duale per l’osservazione della Terra, Agenzia Spaziale Italiana, https://www.asi.it/scienze-della-terra/cosmo-skymed/, consultato il 28 maggio 2021.
E-Geos, Agenzia Spaziale Italiana, https://www.asi.it/lagenzia/partecipazioni/societa-partecipate/e-geos/, consultato il 28 maggio 2021.