Cosa succede al confine tra Bielorussia e Polonia?
Fino a pochi mesi fa, il confine tra la Polonia e la Bielorussia era una zona tranquilla e poco sorvegliata. Poi, sul lato bielorusso del confine, nei pressi delle foreste e delle paludi in cui serpeggia il confine, sono cominciati ad affluire quelli che ufficialmente, per Minsk, erano semplici “turisti”. Non sembravano intenzionati a trattenersi molto, questi “turisti”; tanti sembravano volerlo varcare, quel confine, ed entrare in Polonia. O in Lituania. O in Lettonia. Tutto, pur di entrare nell’UE. Ed è stato allora che sono arrivati soldati, mezzi militari, fili spinati, cannoni ad acqua e lacrimogeni. E la quiete, tra foreste e paludi, è rimasta un lontano ricordo.
Agenzia viaggi “Lukashenko”
Dall’estate di quest’anno, prima la Lituania, poi la Polonia, hanno assistito ad un brusco e notevole aumento degli arrivi di migranti. Una volta intercettati dalle guardie di frontiera, i migranti riferivano di essere arrivati attraversando il confine con la Bielorussia, paese in cui erano giunti come “turisti”, con visti concessi in modo stranamente facile e generoso da parte delle autorità di Minsk. Ad attrarli in Bielorussia, dicevano, erano state le pubblicità di alcune agenzie di viaggio, in cui si enfatizzava la vicinanza del Paese all’UE. Una volta messisi in contatto con le agenzie di viaggio e ottenuti i visti, i migranti erano giunti a Minsk con normali voli di linea, alcuni dei quali operati da Belavia, la compagnia aerea di stato bielorussa. I governi polacco e lituano accusano il loro vicino orientale di aver organizzato tutto, facilitando l’arrivo di migranti nel Paese, per poi usarli come “arma” contro i Paesi UE. Diversi migranti, inoltre, hanno riferito alla BBC che le guardie di frontiera bielorusse li hanno aiutati a passare, accompagnandoli al confine e rompendo la barriera che lo marca.

Migranti e Migranti
Che cosa vuole ottenere, con la sua “armata” di migranti in cerca di un futuro migliore, il presidente bielorusso Lukashenko? Probabilmente, il suo obiettivo principale è dimostrare all’Unione in generale, e a Polonia e Lituania in particolare, che mettersi contro di lui non conviene. Infatti, in occasione degli eventi che hanno preceduto e seguito le elezioni bielorusse del 2020, in tutti questi paesi si è parlato apertamente di “porre fine all’ultima dittatura d’Europa”, deponendo l’autoritario Lukashenko, primo e finora unico presidente della Bielorussia. Polonia e Lituania sono state tra i più forti sostenitori dell’opposizione, e, dopo la repressione, ne hanno accolto i membri in esilio, come Svetlana Tykhanovskaya, fuggita in Lituania, o la velocista Krystsina Tsimanouskaya, accolta dalla Polonia dopo le olimpiadi di Tokyo. Per loro, inutile dirlo, niente cannoni ad acqua. Proprio il caso della Lituania è emblematico: dal 2020 ad oggi, il Paese ha accolto più di 6000 bielorussi; invece, delle 2600 richieste di asilo presentate dai migranti mediorientali, ne sono state accolte solo 10.
Le risposte di Bruxelles
Il 2 dicembre, il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato il quinto pacchetto di sanzioni contro il governo bielorusso; tra gli obiettivi delle sanzioni, come riportato sul sito del Consiglio, figurano “società (come Belavia Airlines), operatorituristici e hotel che hanno contribuito a incoraggiare e organizzare attraversamenti illegali delle frontiere verso l’UE attraverso la Bielorussia e hanno partecipato in tal modo alla strumentalizzazione della migrazione a fini politici”. Lo stesso sito ci tiene a ricordarci che “L’UE ha condannato fermamente il regime di Lukashenko per aver deliberatamente messo in pericolo la vita e il benessere delle persone”, sebbene i militari che respingono i migranti nel freddo dei boschi dell’Europa Orientale lo facciano su ordine di governi membri dell’Unione. Bruxelles ha inoltre concesso a Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania di allungare i tempi di esame delle richieste di asilo da 10 a 28 giorni, e di semplificare le procedure di respingimento dei migranti. Questi provvedimenti sono stati presi come risposta agli “attacchi ibridi” che Bruxelles accusa Minsk di aver lanciato contro i suoi vicini occidentali.

Divieto d’accesso
Da parte sua, la Polonia, al cui confine si concentra buona parte della tenzione, ha risposto alla crisi migratoria con misure molto pesanti. Oltre allo schieramento dei già citati soldati, mezzi militari e cannoni ad acqua, Varsavia ha infatti deciso di chiudere “per motivi di sicurezza” tutte le zone che distano meno di tre chilometri dal confine bielorusso. Per accedervi, è necessario avere un’autorizzazione rilasciata dalle autorità. Stampa e ong hanno immediatamente denunciato il provvedimento, giudicandolo lesivo delle libertà di informazione e movimento. Si teme inoltre che, all’interno di questa fascia di territorio, le forze polacche possano agire senza alcun controllo esterno, e respingere i migranti entrati nel territorio polacco senza permettergli di fare richiesta d’asilo, come invece sarebbe loro diritto. Infine, il governo polacco è stato criticato per non aver richiesto l’assistenza europea al confine, e accusato di voler strumentalizzare la crisi, usando la mano pesante per guadagnare consenso.
Diplomazia al lavoro
Intanto, le diplomazie hanno cominciato a muoversi. Da metà novembre, l’Iraq ha cominciato ad organizzare voli di ritorno per i propri cittadini che si erano recati in Bielorussia con l’intento di entrare nell’UE. Da parte sua, il governo bielorusso ha assunto toni più concilianti, ed ha sgomberato alcuni accampamenti di migranti, trasferendoli in strutture dedicate. Ciononostante, sono ancora molti i migranti che tentano di attraversare il confine ed entrare in Polonia, con rischi sempre maggiori. Infatti, l’inverno si avvicina, ed una notte all’addiaccio, nel gelo dell’Est Europa, tra boschi e paludi, può essere fatale. La conta delle vittime, purtroppo, è già iniziata.
A cura di Damiano D’Onofrio
RESOURCES
https://www.agi.it/estero/news/2021-11-09/bielorussia-migranti-controlli-europa-14489122/
https://www.ilpost.it/2021/11/10/migranti-bielorussia-viaggio/
https://www.ilpost.it/2021/11/29/lituania-bielorussia-migranti-esuli/
https://www.ilpost.it/2021/11/24/europa-bielorussia-polonia/