Uomini e donne: un’inutile distinzione in geopolitica

Tre donne, tre figure istituzionali che si stringono le mani in una stanza che mai avrebbe immaginato di ospitarle. È il 14 febbraio 2022 e a Strasburgo, nella giornata celebrativa dei 20 anni dell’euro, la Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ha incontrato Christine Lagarde, la Presidente della Banca Centrale Europea. Con loro anche la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Layen. È quest’ultima che twitta sui social “Tre donne, tre istituzioni, un solo obiettivo: guidare la ripresa dell’Europa!”.

Dopo l’elezione della  candidata del Partito Popolare Europeo, avvenuta lo scorso gennaio, per la prima volta nella storia dell’Unione Europea tre donne, tutte conservatrici, sono a capo delle principali istituzioni europee. Solo il Consiglio Europeo è ancora sotto la guida di un uomo: Charles Michel. Il commento più bello però è stato condiviso dalla Presidente del Parlamento Europeo, che ha voluto dedicare questo momento “a ogni ragazza in Europa”.

Tuttavia, in geopolitica non si fa distinzione di genere, non ha senso. La geopolitica non è altro che la materia, un tempo un tabù, che studia le interazioni tra la geografia umana, fisica e l’azione politica. In questa disciplina si destreggiano politici, strateghi, economisti e molte altre figure che non ha senso distinguere per la confusione che se ne genererebbe.

Ogni anno ci troviamo a scrivere in onore della Giornata internazionale della Donna che ricorre l’8 marzo; tuttavia, chi scrive ha deciso di non fare una distinzione basata sul sesso, in onore della vera uguaglianza. Potremmo enumerare in una lista infinita di figure femminili che si sono distinte in questo campo. Tra queste, spiccano quattro personalità, che in base alle recenti vicende mondiali possono essere considerate le più rappresentative dell’assetto geopolitico odierno: Svetlana Tikhanovskaya; Sarah Al Amiri; Aung San Suu Kyi; e Nemonte Nenquimo. La prima è un’icona della non-violenza e della pace; la seconda, Ministro di Stato per le Tecnologie Avanzate e Presidente dell’Agenzia Spaziale degli Emirati Arabi Uniti; Aung San Suu Kyi invece ora è stata fatta prigioniera dopo il colpo di Stato in Myanmar; l’ultima invece, leader indigena ecuadoriana è famosa per la sua battaglia per l’ambiente.

Per concludere, come dimostrato, la presenza femminile sul palcoscenico internazionale è importante e considerevole, a prescindere della decisione di istituire o festeggiare una Giornata internazionale ad essa dedicata. Quindi, per riallacciarci al discorso della parità di genere e a ciò che dovrebbe essere la vera essenza di una tale giornata, è rilevante citare l’ex Cancelliera tedesca Angela Merkel, la quale non si era mai espressa prima del 2021 riguardo la battaglia femminista, ma che nel settembre dello scorso anno ha affermato: “Essenzialmente, stiamo parlando del fatto che donne e uomini sono uguali, in termini di partecipazione e vita sociale. In questo senso posso dirlo: si, sono una femminista”.

di Carlotta Conversi

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