IL TRENO DIMENTICATO

21 marzo 1943, a cosa fa pensare questa data?

Ebbene, in pochi ricordano questa gravissima tragedia a Caltanissetta che fece strage di ben 137 militari italiani, tutti giovanissimi provenienti dal Veneto e dalla Lombardia.

Certo, è comunque difficile, riuscire a distaccarsi dall’attuale carneficina in costante aumento alle porte dell’Europa che sta uccidendo migliaia di vite umane. Quindi, a maggior ragione ci si chiede, perché tornare a ragionare sul passato visto che ancora oggi la storia non è stata imparata?

Tale disastro, inoltre, già prima di tutto ciò era sconosciuto per molte persone oltre che dai libri. Infatti, in questo giorno, è molto più facile ricordare le vittime morte per mano mafiosa; evento non certo meno importante, ma molto probabilmente collegato a ciò che accadde quel giorno durante la seconda guerra mondiale.

Tutti conoscono le stragi mafiose e la “trattativa Stato mafia”, ma fu davvero in quell’epoca che cominciò tutto questo?

Antefatti

Da maggio, ormai la resistenza italo tedesca era praticamente cessata in Nord Africa con una grande sconfitta per le forze dell’asse, soprattutto perché erano andati persi gli uomini migliori rimasti in dotazione all’ Italia e alla Germania.

Di li a poco, in più, nel luglio del 43 gli Alleati sarebbero sbarcati in Sicilia, zona che comunque grazie ad un abile stratagemma alleato fu considerata di scarsa importanza dai comandi italiani e tedeschi. Tuttavia, per riuscire a garantire sufficiente sicurezza sull’ isola, Mussolini richiamò alle armi quanti più giovani possibili oltre a cambiare completamente i membri dell’alto comando.

Fu così che sull’isola fu ricreato un esercito italiano di 160.000 uomini, con una riserva di 30.000 sulle coste calabresi, composto prevalentemente da gente del posto e da soldati richiamati alle armi o disimpegnati dalle zone Nord del Paese.

E’ a questo punto, che comincia il conto alla rovescia per il disastro………

La strage

Tutto ha inizio il 19 marzo 1943; giorno in cui 800 militari del 476° battaglione costiero salirono sul treno 8864 in partenza da Castrofilippo con destinazione Termini Imerese. Partirono con un grande spirito d’unione e scherzoso; nessuno di loro, però, poteva sapere che esperienza “dantesca” avrebbero vissuto.

Già durante il viaggio, in un certo senso la sorte sarebbe potuta cambiare per quei ragazzi poiché a Canicattì fu mitragliata la locomotiva di testa.

Non ci furono nè morti nè feriti e fu così che il convoglio ripartì dopo solo un giorno, alla volta di Caltanissetta Xirbi. Tuttavia, ancora una volta si manifestò la possibilità di fermare quel treno.

All’ingresso di Serradifalco, un altro aereo nemico mise fuori uso con lo stesso risultato del suo predecessore la stessa locomotiva. Il treno, di conseguenza, rimase fermo altre ventiquattrore, ma alla fine fu sostituito con il treno 8860 che riprese il viaggio.

Con quest’ultimo atto la sorte di quei giovani era segnata………

È in questo momento, che si proseguirà con le parole del signor Salvatore Carapezza; cavaliere ufficiale e capostazione sovrintendente ex titolare di Agrigento, testimone oculare della strage con un ricordo indelebile di tutto ciò, ma che tuttavia, è riuscito a raccontare la storia come fosse accaduta soltanto ieri.

“Il convoglio, alle 4 del 21 marzo, giunse a Caltanissetta centrale e alle 5,10 il dirigente movimento chiese il consenso telegrafico ed io trasmisi il via libera.

Alle 15,15 il capostazione in seconda, Candido Casagni, mi trasmise la partenza telegrafica quindi mi affacciai per comunicare la manovra del treno in arrivo.

Dopo alcuni minuti uno strano rumore destò la mia attenzione.

Si trattava di un rumore cupo, assordante e prima che me ne rendessi conto, vidi sbucare dalla galleria un tender che lanciava il suo carbone in tutte le direzioni.

Dai finestrini i soldati facevano cenni con le braccia: il treno era ormai senza controllo e investì il convoglio in manovra.

Nel violento impatto scoppiarono anche gli esplosivi: pezzi di convoglio e di uomini calavano dal cielo.

C’era gente con le ruote dei vagoni sul petto, arti disseminati ovunque, pezzi di corpi pendenti dai veicoli. I soldati superstiti trasportarono i colleghi feriti alla stazione.

I morti furono 137 e i feriti 360. Pare che tutto si riconducesse a un sabotaggio.

Alla stazione di Caltanissetta Xirbi esiste una stele a ricordo dei caduti, con la data marzo 1943.

Il nostro ospedale era l’ unico funzionante in città: danneggiato gravemente dalle incursioni aeree l’ ospedale civile “Vittorio Emanuele”, distrutto, prima ancora di essere attivato, l’ ospedale militare che si stava allestendo nella scuola di Santa Lucia, dissolti i vari ospedaletti da campo al seguito delle nostre truppe in ritirata.

I feriti, gli ammalati, i vecchi sofferenti, erano tutti ricoverati in questo che era diventato un porto-rifugio specialmente per i militari «continentali» che non avevano la possibilità di raggiungere le famiglie.

Solo i feriti del 476° battaglione costiero, del 17° reggimento fanteria, superstiti di quel treno carico di soldati avevano fatto in tempo prima dell’ invasione della Sicilia a ritornare a casa in licenza di convalescenza.

La popolazione nissena era stata prodiga di visite e di regali ai feriti, in maggioranza veneti e lombardi, durante la loro degenza in ospedale.

I 137 morti, composti dalla pietà di un sacerdote (padre Carvotta) e dei ferrovieri, dei soldati, dei contadini accorsi dalle campagne vicine, erano stati trasportati al cimitero su autocarri, coperti da tende per non allarmare la cittadinanza.

Ma le donne dei quartieri popolari, al passaggio del triste convoglio, erano scese in massa per le strade e avevano seguito gli autocarri piangendo e invocando ad alta voce: «Figli, figli miei!», secondo la nostra usanza siciliana.

A distanza di tanti decenni qualche anziano ferroviere, che prestava servizio presso la stazione centrale di Caltanissetta, ipotizza ancora il sabotaggio per opera di un operaio sindacalista delle ferrovie che chiuse le valvole di frenatura ai vagoni.

Essendo il percorso, Caltanissetta Centrale – Caltanissetta Xirbi, tutto in discesa non fu possibile rallentare il convoglio con la sola frenatura della motrice.

C’era la guerra ed era l’anno del bombardamento a Caltanissetta e dintorni. Tutto fu messo a tacere. Non fu fatta alcuna indagine. Buona parte dei Nisseni sconosce la tragedia di Xirbi.I militari deceduti, veneti e lombardi, erano tutti giovanissimi di età compresa tra i 21 e 30 anni. Perché non ricordali?

Queste erano le parole del signor Carapezza.

Il mistero vagante

Come già raccontato da Carapezza, non furono svolte indagini e quindi è naturale domandarsi: cosa accadde quel 21 marzo 1943?

Chi lanciò a folle velocità la carbonaia da Caltanissetta Xirbi contro il convoglio 8864/8860?

Come spostò quel pesante mezzo da solo (se si crede all’ipotesi della vendetta trasversale di un sindacalista folle) in galleria prima di lanciarlo?

Perché non si volle, neanche a guerra finita, fare un’indagine approfondita sulle cause di quel disastro?

Va detto che in quel momento, si stava già preparando in gran segreto l’operazione Husky. Un’ operazione che avrebbe liberato la Sicilia, ma che tuttavia, si svolse con degli strani “auspici”. Tanti, infatti, sono i dubbi lasciati dalla storia.

Questa tragedia, finora sfuggita alla nostra attenzione, ci lascia perplessi. Non per niente……….. La tesi della vendetta di un operaio licenziato dalle ferrovie (peraltro sembra rimasta solo come ipotesi) non dovrebbe convincere molto. Ciò, per alcuni semplici motivi.

Chi lanciò quella carbonaia sapeva della presenza di materiale esplosivo, sapeva bene come avrebbe colpito e cosa avrebbe prodotto. Più che l’azione di uno squilibrato che ha avuto un grande colpo di fortuna, a noi dovrebbe apparire un sabotaggio ben congegnato.

Che fosse, forse, un messaggio inviato a “qualcuno” per dover in seguito fornire appoggio all’operazione Husky? Sono congetture, soltanto congetture; come tutti i teoremi che riguardano le storie di Sicilia.

Eppure, sono congetture che hanno un loro perché. Quando si parla di “trattativa Stato-mafia” (e degli altri “soggetti” in campo) infatti, bisogna sapere che le trattative (non certo una soltanto) partirono proprio in quel tragico 1943.

Le prime tra gli Americani e i mafiosi siciliani rimasti liberi dal carcere, ma assoggettati al fascismo, i quali non ebbero problemi ad eseguire sabotaggi ed atti intimidatori per favorire l’avanzata alleata. Le altre, partirono tra il Regno del Sud e le elité (mafiose) al potere nei territori liberati.

È possibile che la strage del treno 8860 possa essere stato il primo attacco alla Libertà del nostro Stato?

Che si pensi molto bene a tutto questo; ora più che mai, sappiamo bene cosa sono la mafia e la guerra. Sappiamo bene, inoltre, che per una nazione ciò che conta di più è la sicurezza nazionale e dopo la giustizia, ma è giusto che sia sempre così?

E’ quindi doveroso ricordare, comprendere e imparare, poiché anche se si fosse in pochi a farlo, questa minoranza continuerebbe a chiedere e ad ottenere un giorno, le risposte alle tante stragi come questa o Ustica dove tuttora persistono molte domande senza spiegazione.

A cura di Tommaso Bernardini

Referenze:

“Disertori” di Mimmo Franzinelli

Ricordiamo la tragedia ferroviaria del 21 marzo 1943 quando 137 militari morirono a Caltanissetta – La Voce dell’Isola (lavocedellisola.it)

Caltanissetta 21 marzo 1943, la tragedia del treno 8864 – ITALIANI IN GUERRA (wordpress.com)

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