I MONDIALI IN QATAR

L’incontro sportivo tra le rappresentative nazionali del Qatar e dell’Ecuador del 20 novembre 2022 ha dato il via a Qatar 2022, il campionato mondiale di calcio forse più chiacchierato e anomalo di sempre. Certo che i mondiali in Qatar avrebbero assunto caratteristiche diverse rispetto alle manifestazioni precedenti avremmo dovuto aspettarcelo, da diversi anni a questa parte sono infatti associati a diverse questioni politiche, relative ai diritti umani e civili, per esempio, ma anche e soprattutto alla politica internazionale, che si conferma essere una materia in grado di permeare in maniera sempre più incisiva numerosi aspetti della realtà quotidiana. Ma perché il Qatar, un piccolissimo paese con pochissimi cittadini autoctoni, che rappresentano per altro solamente il 10% della popolazione totale, è così importante sul piano politico?
In primo luogo, è il primo paese, dopo Russia e Iran, per riserve di gas naturale. Soprattutto in questo periodo storico in cui sia la Russia che l’Iran sono soggetti a dure sanzioni da gran parte della comunità internazionale, la leva del gas rappresenta per il Qatar un asset strategico di vitale importanza. Inoltre, Doha, la capitale del Qatar, è vista come un luogo particolarmente sicuro per negoziare; il Qatar, infatti, è uno dei paesi che ha investito di più nel soft power e la diplomazia. Questo soft power è stato utilizzato diverse volte, in particolare dalla presidenza Trump in occasione della crisi afghana; numerose trattative diplomatiche hanno portato agli accordi di Doha del 2020, ovvero i trattati di pace tra Talebani e Stati Uniti. Inoltre, i talebani hanno aperto a Doha nel 2013 il loro primo e unico ufficio politico all’estero.

Le manifestazioni sportive hanno sempre avuto un ruolo politico di rilevante spessore e la stessa scelta del Qatar come futuro ospite della manifestazione è stata senza alcun dubbio condizionata da questioni politiche. Nel 2010, anno in cui la FIFA ha indicato il Qatar per ospitare i mondiali del 2022, il contesto interazionale era molto diverso rispetto ad oggi; un anno prima, nel 2009, l’allora neo-eletto presidente degli Stati Uniti Barak Obama tenne un discorso al Cairo in cui spiegava che gli Stati Uniti avrebbero voluto aprire un nuovo corso nei rapporti con i paesi musulmani, era per l’appunto un periodo in cui i vecchi attriti, dovuti principalmente al terrorismo, volevano essere in qualche modo superati, e la scelta del Qatar, che sarebbe stato il primo paese del Medio Oriente ad ospitare una coppa del mondo, rappresentò senza dubbio un messaggio di apertura.
Qatar 2022 verrà ricordato inoltre per altre questioni, che negli anni si sono sviluppate in aspre polemiche, legate ai diritti umani e civili. I mondiali in Qatar probabilmente non esisterebbero senza la morte delle migliaia di lavoratori stranieri, all’interno dei cantieri di costruzione degli stadi, che il The Guardian aveva denunciato con un’inchiesta nel 2021. Qatar 2022 è sporco del sangue di almeno 6500 lavoratori, come ha rivelato la precedentemente citata inchiesta, cifra che ha destato l’indignazione di gran parte della comunità internazionale ed è fonte delle polemiche più dure che hanno colpito la manifestazione, oltre alle altrettanto numerose accuse per sospetti di corruzione.

Altro tema molto caro all’opinione pubblica internazionale è quello dei diritti LGBT. In Qatar gli atti omosessuali sono illegali e non vi è nessun riconoscimento giuridico per le coppie gay. In segno di protesta contro il regime Qatariota sette rappresentative (Inghilterra, Galles, Olanda, Germania, Belgio, Danimarca e Svizzera) avevano deciso di far indossare ai propri capitani una fascia arcobaleno, simbolo della lotta per la conquista dei diritti LGBT, al posto di quella classica. La FIFA non ha condiviso l’iniziativa e ha minacciato i capitani con la certezza di ricevere un cartellino giallo ad inizio partita se avessero indossato la fascia “One Love”. La Germania, a questo divieto, ha risposto in maniera più che singolare; in occasione della partita d’esordio contro il Giappone, i giocatori tedeschi hanno scattato la tradizionale foto di squadra con la mano davanti alla bocca, come a dire “ci hanno messi a tacere”. Scena che è sfuggita, si pensa volontariamente, alle telecamere della diretta, ma che i fotografi non si sono lasciati scappare. Altre squadre, invece, hanno approfittato dell’importante palcoscenico dei mondiali per protestare contro il proprio di regime; la rappresentativa iraniana, infatti, un attimo prima del fischio d’inizio dell’incontro con l’Inghilterra, ha deciso di non cantare il proprio inno nazionale mentre riecheggiava nello stadio. Un comportamento più che degno, un gesto di vicinanza dei calciatori al proprio popolo in lotta contro il regime degli ayatollah che ha commosso i propri tifosi, e non solo.

A cura di Simone Tistarelli

Referenze: https://www.instagram.com/p/ClQelPwNh4z/ https://www.instagram.com/p/ClLKq53NW1K/ https://open.spotify.com/episode/6EBDo7sb28vlWHr8hVkP6J?si=e71904bccec84835 https://www.valigiablu.it/mondiali-qatar-lavoro-morti/ https://www.instagram.com/p/ClN-zLLDOB1/ https://www.gazzetta.it/Calcio/Mondiali/21-11-2022/mondiali-qatar-2022-iran-giocatori-non-cantano-inno-protesta-4501207457326.shtml https://it.wikipedia.org/wiki/Accordo_di_Doha_(2020) https://www.ansa.it/qatar_2022/notizie/2022/11/23/mondiali-germania-foto-di-squadra-con-la-bocca-tappata_6e05fa2b-66ef-4aee-b537-b5ca97a87fd9.html https://it.wikipedia.org/wiki/Diritti_LGBT_in_Qatar

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