La Guerra Civile in Libia

CONTESTO
La Libia, in un conflitto civile prolungato a vari livelli dalle rivolte arabe del 2011, ha sofferto di un ciclo di crisi sociali, politiche, di sicurezza ed economiche che si rafforzano a vicenda. Ciò ha indebolito le istituzioni statali e l’economia, facilitando così la frammentazione, la disunione e la disfunzione, creando terreno fertile per la violenza e un’economia guidata dalla guerra. A partire dalla metà del 2019 ha dovuto affrontare una serie di sfide su più livelli, ma continua a mancare una struttura territoriale o statale unificata e le istituzioni statali non sono state in grado di diventare legittime. C’è una mancanza di coordinamento tra i diversi livelli di governo e una mancanza di trasparenza a livello più ampio.
Per porre fine al conflitto chi dovrebbe intervenire?
SCENARIO RISOLUTIVO
Il presente policy paper è indirizzato ai vertici dell’Unione Africana, con il fine di intervenire come mediatori all’interno della guerra civile in Libia. Si richiede il loro sostegno per consentire l’organizzazione di un forum per riunire i capi delle tribù libiche distribuite sul territorio. L’obiettivo è quello di porre fine al conflitto, avviando una transazione verso la democrazia, che dovrebbe includere due percorsi: seguire le esperienze internazionali nelle pratiche democratiche e pianificare un progetto a lungo termine di costruzione di valori democratici da integrare con l’istruzione e la cultura. Gli attuali sforzi per tenere elezioni nazionali costituiscono un grande passo in avanti in termini di democratizzazione, in particolare se potessero essere combinati con uno sforzo per adottare una nuova costituzione democratica e un piano globale per la ricostruzione. Poiché c’è scarso consenso tra gli attori nazionali e internazionali su come affrontare il conflitto in Libia, la ricostruzione rimane una questione impegnativa.
Gli attori non-statali (ad esempio gruppi di milizie e tribù) sono solitamente i più motivati ad essere affiliati allo stato, non solo per l’accesso a maggiori risorse, ma anche per consolidare il potere politico nelle loro zone di influenza. Ciò può rappresentare un’opportunità se un governo centrale potesse raggiungere attori non statali e cooperare nel fornire accesso ai servizi e alla sicurezza. La posizione sociale altamente stimata dei leader tribali potrebbe essere utilizzata come fattore di spinta per la ricostruzione dello stato. Ciò può essere ottenuto convincendo i leader tribali a riconoscere e sostenere il processo di pace e ad agire come forze informali in accordo con un governo centrale. Nel frattempo, finché la Libia non subirà un processo di transizione politica senza governance centralizzata, la comunicazione e la riconciliazione con attori non statali forti saranno necessarie per mantenere la pace.
A tal proposito, le relazioni problematiche tra tribù e reti tribali e la loro storia rendono la diplomazia multitraccia, un approccio diplomatico basato sulla ricerca parallela di canali diversi, un’opzione saggia per perseguire la pace e la riconciliazione. Questo tipo di diplomazia può includere canali formali e informali. L’UE l’ha utilizzata nelle crisi in Ucraina, Georgia, Mali e Yemen, in cui ha imparato l’importanza di una società a lungo termine e intera. Questi elementi sono cruciali anche per il processo di pace in Libia. Il metodo della “società intera” include un impegno inclusivo proprio con attori non- statali, che significa una elevata partecipazione delle tribù e delle reti tribali all’agenda di pace, in particolare ai dialoghi facilitati dall’UA.
CONSIGLI
Il rafforzamento di un quadro diplomatico multi-binario che anticipi le dinamiche elettorali si rivelerà determinante per lo sviluppo di un terreno favorevole alla pace in una Libia frammentata. La storia delle tribù, l’assenza di una costituzione e di una legge elettorale e la distribuzione tribale degli aspiranti alla presidenza, per non parlare del numero di candidati alla presidenza, suggeriscono che una crisi di legittimità è possibile. Dobbiamo prestare molta attenzione a questo rischio. La dichiarazione della seconda Conferenza di Berlino in cinquantotto punti (giungo 2021) sottolinea l’importanza di un’elezione accettata da tutti. Pertanto, le seguenti raccomandazioni possono aiutare l’accettabilità dei risultati elettorali della Libia.
Utilizzare la diplomazia multitraccia in tutta la sua estensione. L’UA può utilizzare il dialogo per rafforzare la legittimità interna, che includerà la facilitazione dei colloqui tra tribù e reti tribali. Essenziale è stimare e sfruttare i punti di incontro tra queste, in particolare le (sotto)tribù con una storia di confronto. Inoltre, l’UA può utilizzare il dialogo per garantire che i candidati raggiungano condizioni concordi sulle priorità politiche del presidente eletto.
Puntare sul rafforzamento istituzionale. I responsabili politici e l’UA dovrebbero garantire che il processo di mediazione non eclissi l’urgenza di affrontare le lacune strutturali fondamentali e il rafforzamento delle istituzioni. Le lacune strutturali sono fattori di conflitto e i conflitti esacerbano la frammentazione. Ad esempio, mentre in Libia sono in corso sforzi di mediazione, è essenziale mitigare l’impatto della violenza sulle comunità colpite attraverso interventi di sviluppo. In mezzo al caos politico, le comunità hanno bisogno di vedere i benefici tangibili dei progressi compiuti finora che sono direttamente associati all’assenza di conflitti violenti.
A cura di Elena Aversa
SITOGRAFIA
https://cadmus.eui.eu/handle/1814/68964
https://erf.org.eg/app/uploads/2020/08/1598514865_769_828397_1383.pdf
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/libia-lora-di-haftar-22799