La nuova segretaria Schlein: cosa accadrà ora al PD?

Domenica 26 febbraio si sono tenute le primarie del Partito Democratico: ne è uscita trionfante Elly Schlein, eletta non solo come prima segretaria donna del partito, ma anche la più giovane (37 anni, contro i 38 di Renzi ai tempi). L’impatto di questa scelta non deve essere sottovalutato: la vittoria della Schlein ha ribaltato il verdetto dei sondaggi, che davano il suo avversario Stefano Bonaccini il favorito, ed è un chiaro segnale che deve esserci un cambiamento in un partito che nonostante si dichiari di centrosinistra, si è sempre più piegato verso il centro, assumendo posizioni democristiane, e che nonostante premi per la parità di genere, non ha mai applicato tale principio alla sua dirigenza. Il PD è un partito in preda ad una lenta consumazione, oramai distaccato dalla base, sofferente e senza energia, come testimonia la bassa affluenza ai gazebo (in calo dalle primarie del 2009), ma anche le sconfitte sia alle elezioni dello scorso settembre, che alle più recenti regionali in Lazio e Lombardia

Stefano Feltri, direttore del quotidiano Domani, ha commentato la vittoria della Schlein asserendo che “anche se il PD è rimasto l’unica forza rilevante a chiamarsi partito, è diventato di fatto un movimento, una piattaforma di intersezione tra battaglie identitarie, slanci, singole istanze e generali malcontenti che non hanno rappresentanza altrove”. Merito della Schlein è stato quello di aver portato una ventata d’aria fresca in un partito altrimenti chiuso, lontano dalla società ed ultimamente poco capace nel rapportarsi con questa. Gli elettori hanno messo nelle sue mani il compito di dare una nuova identità al partito, di fronte all’alternativa di ritrovarsi come perno l’ennesimo personaggio dal sapore di establishment; se sarà capace (o no) di apportare questa mutazione nella natura stessa del PD, solo il tempo potrà dircelo. 

Bisogna tenere da conto che Elly è inesperta, ed alla guida di un partito che di base non conosce (non bisogna dimenticare che è rientrata solo recentemente nel PD, dopo averlo lasciato nel 2016, ai tempi sotto la guida di Renzi) e logorato da svariate correnti interne. A breve, inoltre, dovrà affrontare la sfida delle elezioni europee del 2024, dove sarà il voto proporzionale a decidere le sorti. E per quanto riguarda le alleanze, nella prima intervista televisiva rilasciata a “Che tempo che fa”, si è dichiarata volenterosa di cercare insieme alle forze di opposizione (e qui cita il Movimento 5 Stelle e il Terzo Polo) terreni comuni per muoversi uniti, proponendo come esempio il tema del salario minimo. Sarà interessante vedere come reagirà a questa mano tesa Giuseppe Conte, il quale ha prosperato dall’indebolimento del PD per aumentare i consensi. 

Saremo un bel problema per il governo di Giorgia Meloniha dichiarato Elly Schlein nel suo discorso subito dopo la vittoria. Nonostante l’Italia abbia una tradizione di politica tutta al maschile, in pochi mesi ed attraverso un voto chiaro e trasparente dei propri elettori, sono due donne ad avere in mano le redini della scena politica del paese. Una è il presidente del Consiglio, l’altra la segretaria del primo partito di opposizione. È l’identikit per un dualismo perfetto, separato da un elemento fondamentale: il femminismo. La leadership femminista di Elly offre infatti un modello radicalmente alternativo a quello di Giorgia Meloni. La contrapposizione si può notare a partire dai loro slogan: il “sono una donna, amo un’ altra donna e non sono una madre, ma non per questo sono meno donna” non è altro che un riflesso speculare del “sono Giorgia, sono una donna, sono una madre”. C’è una grande differenza tra una leadership femminista, che agisce per le donne, e una leadership femminile, individualista ma che non apporta miglioramenti alla condizione delle donne in uno dei paesi più arretrati d’Europa per quanto riguarda la parità di genere sui salari. E di questo non è di certo ignara la premier, nonostante sembri adeguarsi alle linee guida del suo partito, che lasciano poco spazio all’emancipazione ed al progressismo. 

La Schlein non ha perso tempo ad attuare il suo progetto per una opposizione più agguerrita. Non è mancato, infatti, il suo commento sugli scontri al liceo Michelangelo di Firenze dello scorso 18 febbraio, a seguito della partecipazione alla mobilitazione organizzata dai sindacati nel capoluogo toscano. “La scuola è, e deve restare, il primo presidio di cultura antifascista, e il primo luogo di emancipazione sociale”. Una prima uscita in piazza che manda un segnale forte e deciso, e strizza l’occhio alla stessa presidente del Consiglio Meloni, rimasta in silenzio di fronte alla faccenda. Che sia una manovra per prendere le distanze da un’associazione giovanile di destra (Azione studentesca) di cui anche lei faceva parte? 

Non ha tardato ad arrivare anche una denuncia alle dichiarazioni del ministro dell’Interno di seguito al naufragio di migranti a Cutro, definendo le parole di Piantedosi “indegne, disumane e inadeguate al ruolo ricoperto”. Nel suo primo intervento in Commissione Affari costituzionali alla Camera, la segretaria dem ha richiesto le dimissioni del ministro, e ha chiamato in causa la premier Meloni, che vede il suo Governo accusato di non aver agito in tempo a causa di una mancata comunicazione di emergenza della Frontex. Ci troviamo davanti ad un punto di svolta per la storia del PD, che vede nella nuova segretaria eletta la possibilità di riappropriarsi di un’identità chiara ed unita, dopo anni poco convincenti attestati da risultati deludenti. La mobilitazione degli elettori, anche attraverso istanze che convincano le generazioni più giovani, potrebbe essere la carta vincente di fronte alla prossima sfida: le europee del 2024. Per ora, però, sarà di certo interessante concentrarsi su come si evolverà la contrapposizione Meloni-Schlein.

A cura di Beatrice Liberati

Fonti: https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/elly-schlein-pd-vittoria-movimento-democratico-l1pqremp

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/03/01/naufragio-schlein-contro-piantedosi-parole-indegne-si-dimetta_6b2c22e1-cd7c-4d0f-9161-82842a5f0a54.html

https://www.repubblica.it/politica/2023/03/05/news/fabio_fazio_ospiti_stasera_schlein_pd-390696705/

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