In data 13 marzo 2023 l’università LUISS Guido Carli è stata sede della conferenza inaugurale del Limes Club ASP: “Ad un anno dallo scoppio del conflitto”.
L’evento ha visto la partecipazione del fondatore e direttore della rivista italiana di geopolitica Limes, Lucio Caracciolo e della professoressa Carolina De Stefano. Inoltre, grazie agli studenti dell’Associazione Italiana di Traduttori e Interpreti è stato possibile fornire il servizio di interpretariato in lingua inglese per tutti i partecipanti internazionali.
Oggetto della conferenza è stata l’analisi delle relazioni russo-ucraine aggravatesi a partire dallo scorso 24 febbraio, quando le forze armate russe hanno invaso il territorio ucraino. Nel corso dell’incontro gli ospiti hanno evidenziato come il conflitto non sia una realtà recente e che vada invece inquadrato in uno scenario ben più complesso, ancorato alle sue eredità storiche e allo stesso tempo proiettato in uno contesto di sicurezza globale.
Difatti, a detta del direttore Caracciolo, lo scontro si pone come catalizzatore delle tensioni globali dal momento che in questa guerra si intrecciano gli interessi divergenti di tre grandi attori mondiali quali Russia, Stati Uniti d’America e Cina. In realtà, la proiezione imperiale degli Stati Uniti li porta a focalizzarsi sull’area Indopacifica, dove la rivalità con la Cina è evidente e si gioca sulla capacità di accedere agli stretti. Perciò, la priorità statunitense non è il fronte ucraino ma si concentrano su un contesto più ampio e sul ruolo strategico di Taiwan.
La Cina è costretta a muoversi in una realtà complessa in cui i propri interessi non hanno un chiaro colore politico. Per Pechino, infatti, non è da sottovalutare l’importanza dell’Ucraina come produttore di grano e si trova impegnata ad allargare la propria rete commerciale e diplomatica attraverso l’iniziativa della Nuova Via della Seta e il tentativo di espandersi verso gli oceani. Al tempo stesso, Mosca non è un partner strategico che può essere dimenticato. Così mentre la Cina si destreggia tra diverse ambiguità, per la Russia di Putin la guerra in corso è divenuta una lotta per essere riconosciuta quale grande potenza. La Russia ha un grande senso di sé e per l’opinione pubblica la guerra si è trasformata in un conflitto in cui un “Occidente Collettivo” mira a distruggere la Federazione.
Il professore Caracciolo ha quindi continuato affermando che la Russia ha in mente una rappresentazione geopolitica, vale a dire quell’idea di sé che i soggetti geopolitici maturano e che sostengono pedagogicamente facendo riferimento a personaggi del passato (un esempio è rappresentato dall’imperatrice di Russia Caterina II che governò nelle vesti di despota illuminato). Si potrebbe dire che per la Russia questa guerra sia un interludio in attesa di conquistare Odessa e creare la “Novorossija”, bloccando l’accesso al mare dell’Ucraina e rendendola così uno stato chiuso.
A sua volta l’Ucraina ha continuato a pianificare la controffensiva, mirando alla riconquista dei territori perduti e suscitando non poco scetticismo negli Stati Uniti, soprattutto per quanto riguarda la riconquista della penisola di Crimea.
Si è parlato dei grandi protagonisti sulla scena ma non si è fatto fino ad ora riferimento alla posizione degli stati europei. La guerra russo-ucraina è uno scontro ad alta intensità in territorio europeo e, prima di tutto, ha delle ricadute sui suoi vicini. Le sanzioni economiche non si sono rivelate efficienti e l’economia russa continua a crescere dopo avere deviato le rotte commerciali verso Cina e India. In aggiunta, il conflitto ha mostrato una quasi totale coerenza tra Unione Europea e NATO, con Svezia e Finlandia che hanno presentato domanda di adesione all’alleanza nordatlantica. La guerra ha riacceso l’attenzione sulla questione della sicurezza europea e di un esercito comune. L’UE non è però un soggetto geopolitico e la ricerca di una soluzione risulta essere problematica, tra i limiti tecnici di un esercito “expeditionary” e quelli di un esercito gestito su un principio a rotazione.
A questo punto ci si deve porre un quesito, quando è iniziata la guerra? Il 24 febbraio o le sue radici affondano più dietro nella storia?
Le prime forme di statualità ucraina risalgono agli anni della Grande Guerra, quando vennero coinvolte da Lenin nell’area bolscevica. Dalla sconfitta subita nella Prima Guerra Mondiale il potere russo è stato decadente ed oggi la guerra russo-ucraina si colloca in questa parabola discendente, rappresentando lo scontro tra un Impero in decadenza e una nazione che vuole emergere. La professoressa De Stefano ha evidenziato come il declino e la definitiva dissoluzione dell’Unione Sovietica sia stata in gran parte pacifica e che i conflitti violenti siano scoppiati solo in un secondo momento. Il conflitto attuale altro non è che la prosecuzione di un conflitto mai terminato e con esso giunge al termine l’Era Post-Sovietica. Nello spazio post-sovietico vi era un’idea di reintegrazione regionale che è stata robusta fino agli anni 2008-2014 e si reggeva anche sulla percezione del controllo delle Repubbliche ex sovietiche. Dunque, cosa cambia ora alla luce della guerra? Le Repubbliche ex sovietiche non possono essere controllate solo tramite le élite locali ma risulta ora possibile solo piegarle militarmente in maniera coercitiva; nessuno stato ex sovietico vorrà più essere riconosciuto come tale. Tutto ciò avrà delle ovvie ripercussioni anche all’interno della stessa Federazione Russa a seguito di un possibile aumento dell’instabilità nelle periferie.
In un momento di così alta tensione la Russia appare più vulnerabile e si sono quindi verificate le proteste in Georgia contro una proposta di legge che limiterebbe la libertà di stampa e civile e andrebbe ad inficiare sulla possibilità di entrare nell’Unione Europea. I dimostranti sono scesi in piazza gridando “Sukhumi” e “Tskhinvali”, capitali di Abcasia e Ossezia del Sud.
Considerando i vari teatri di scontro e la cautela necessaria per risolvere il conflitto evitando un’escalation, risulta necessario non dare il via ad un’altra guerra, questa volta sul fronte accademico e mediale. È infatti essenziale non ideologizzare gli studi e non assecondare la volontaria confusione nei media creata tra stato ed etnia. La narrativa sembra orientarsi su una necessità di decolonizzazione della Russia da quei “russi malvagi” concentrati a Mosca. La Russia è uno stato federale incredibilmente eterogeneo e vasto, di cui è impossibile individuare un nucleo centrale etnico. Inoltre, bisogna prestare molta attenzione ad entrare in una rappresentazione di questo tipo, rivelatasi più volte pericolosa.
Per concludere, la guerra russo-ucraina è il conflitto principale per l’Europa da gestire, mentre per gli Stati Uniti la partita più importante si gioca sul fronte Indopacifico ma continuano a mantenere i riflettori accesi anche sul teatro ucraino. Tuttavia, si tratta di una prospettiva limitata. Al di fuori dei diretti interessati l’intera situazione potrebbe sembrare una follia euroasiatica.
A cura di Alessandro Paolini