Nei giorni scorsi, alcuni esponenti di Fratelli d’Italia hanno presentato una proposta di legge al fine di abrogare il reato di tortura, introdotto con grande ritardo nel codice penale italiano nel 2017. Immediate sono arrivate le reazioni delle opposizioni e delle associazioni in difesa dei diritti umani, che hanno costretto il ministro Nordio a rassicurare circa l’iniziativa individuale del pdl e l’intenzione del governo di mantenere in vigore il reato, seppur aprendo a delle modifiche.
I provvedimenti nel mirino di alcuni esponenti della maggioranza sono gli articoli 613-bis e ter del codice penale, che puniscono con pene da 4 a 10 anni “Chiunque, con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia […]”, pene che aumentano fino a 12 anni nel caso in cui i fatti siano commessi da pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio.
Eppure, per il partito di maggioranza relativa, la fattispecie di reato comprimerebbe in modo eccessivo l’attività delle forze dell’ordine, che, a loro dire, “rischierebbero quotidianamente denunce per tale reato a causa delle condizioni di invivibilità delle carceri e della mancanza di spazi detentivi, con conseguenze penali molto gravi e totalmente sproporzionate“. Inoltre, i deputati del partito di Giorgia Meloni, la quale già nel 2018 si era scagliata contro il reato, sostengono che le attuali pene siano “non giustificate dall’andamento della situazione criminale in Italia“, proponendo dunque di sostituire l’attuale legislazione con un’aggravante generica.
Immediate sono arrivate le reazioni delle opposizioni, con Ilaria Cucchi che si è appellata al capo dello Stato per difendere l’attuale assetto normativo, ricordando come proprio nei giorni scorsi 23 agenti del carcere di Biella siano stati sospesi in seguito all’accusa, mossa dalla magistratura di Stato, di aver torturato 3 detenuti. Oltre all’episodio di Biella, il 24 marzo è stato anche pubblicato il nuovo rapporto del “Comitato anti-tortura” del Consiglio d’Europa, che ha riscontrato il sovraffollamento carcerario endemico del nostro Paese. In particolare, il Comitato ha richiamato le autorità italiane ad “istituire una strategia onnicomprensiva per prevenire [episodi di] violenza e intimidazioni”, a seguito delle numerose segnalazioni ricevute circa violenze e intimidazioni perpetrate dal personale penitenziario contro i detenuti.
Resta dunque da capire se la maggioranza in blocco sosterrà quello che, per ora, è il tentativo di un gruppo di parlamentari, e se le modifiche ventilate dal ministro Nordio avranno l’effetto di svuotare il reato della sua capacità deterrente e sanzionatoria.
A cura di Alberto Seclì