Il golpe di stato fallito da parte di Pedro Castillo
Da diversi mesi il Perù sta attraversando una crisi politica molto delicata. Tra i protagonisti, c’è l’ormai ex presidente Pedro Castillo. Convinto di finire sotto processo per “manifesta incapacità morale”, Castillo provò a sciogliere il parlamento, tentando di fatto un golpe istituzionale. Per questo motivo, è stato prima destituito dallo stesso parlamento e poi arrestato con l’accusa di colpo di stato. L’arresto di Castillo ha segnato definitivamente la fine della sua breve esperienza politica, durata appena 16 mesi, durante i quali si è reso protagonista di numerose e singolari controversie; Castillo ha infatti cambiato 5 primi ministri, si è salvato da 2 procedure di impeachment ed è attualmente indagato in 6 casi differenti di corruzione. La neopresidente Dina Boluarte, prima vice di Castillo, si è espressa con i seguenti termini: “Un cancro che va estirpato dal paese”, riferendosi proprio alla corruzione, che ha giurato di combattere con qualsiasi mezzo durante tutto il suo mandato. Infatti, quasi tutti i presidenti peruviani degli ultimi 40 anni sono caduti a causa di scandali legati a intrecci sospetti tra politica e affari privati. In questo quadro drammatico si inserisce anche Castillo che, tuttavia, rappresenta solamente l’ultimo capitolo di una saga che in Perù dura purtroppo da troppo tempo.

Chi è Dina Boluarte?
Dina Boluarte è la prima donna nella storia del Perù ad assumere la carica di Presidente. Ha lavorato in politica come ministra dello sviluppo e dell’inclusione sociale e poi come vice di Castillo, a cui è succeduta dopo il fallito tentativo di golpe istituzionale da parte dell’ex presidente. È un’avvocata di sinistra ed è da sempre schierata per un Perù più inclusivo e capace di dare spazio agli emarginati e agli esclusi, nel rispetto rigoroso della costituzione e della democrazia, posizione che ha ribadito con forza durante il giuramento come presidente. La neopresidente ha promesso che governerà fino al 2026, fine del mandato, e ha inoltre ricevuto il sostegno degli Stati Uniti e del Brasile, in vista della realizzazione di un programma che riesca a portare sviluppo e pace sociale. L’inizio del mandato di Dina Boluarte però non è stato dei migliori. I primi due mesi della presidenza, infatti, sono stati abbastanza duri ed impegnativi, tant’è che il quotidiano spagnolo “El Paìs” li definisce “i due mesi più lunghi della storia del paese”, caratterizzati da numerosissime proteste da parte della popolazione, concentrate prevalentemente nel sud del paese.

Un popolo in lotta
Dopo la destituzione di Castillo e la caduta del suo governo, nel paese sono iniziate delle proteste da parte dei suoi sostenitori che ad oggi non si sono ancora esaurite. I manifestanti chiedono le dimissioni di Dina Boluarte, legittimata solo dal voto di fiducia da parte del parlamento, invocando nuove elezioni. Boluarte con il suo governo, però, ha deciso di reprimere gran parte delle manifestazioni con la violenza, squalificando con fermezza le ragioni di chi scende in piazza. Secondo Boluarte, infatti, parte dei manifestanti sarebbero pagati da burocrati “castillisti”, altri farebbero parte di vecchie organizzazioni terroristiche. L’atteggiamento del governo nei confronti dei protestatari, come d’altronde era abbastanza prevedibile, ha fatto infuriare le piazze, che continuano giorno dopo giorno ad accogliere sempre più manifestanti.

Dina Boluarte, al momento, sembra non essere intenzionata a dimettersi, nonostante le numerose critiche ricevute, tra le altre cose, proprio a causa delle politiche violente e repressive nei confronti dei manifestanti che, fino ad oggi, hanno causato numerose morti. A proposito, la Procura generale del Perù ha aperto un’indagine preliminare sull’operato di Boluarte per l’ipotesi dei reati di genocidio, omicidio colposo e lesioni gravi. “Dina asesina” (Dina assassina) gridano i manifestanti in piazza contro la presidente che, in un messaggio alla nazione, se da una parte ha espresso rammarico per le morti, dall’altra ha ribadito che non è disposta a cedere agli estremisti che stanno mettendo a soqquadro il paese.
Il futuro del Perù e del governo di Dina Boluarte sono ora nelle mani del congresso che, tuttavia, in questi mesi ha avuto modo di palesare tutta la sua inefficienza; in particolar modo le diverse forze politiche si sono dimostrate incapaci di coordinarsi per trovare un compromesso e organizzare delle nuove elezioni, alimentando così lo scontento del popolo peruviano che, ormai esasperato, non è disposto ad aspettare il 2026 per votare di nuovo. Senza dubbio, il consolidamento di una stabilità politica duratura il paese lo meriterebbe, Dina Boluarte e il congresso però, almeno per il momento, non sembrano essere di questo avviso.
A cura di Simone Tistarelli