Serve davvero un esercito europeo?

Nel 2016, l’allora presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker propose la creazione di un fondo comune, gestito dall’Unione Europea e impiegato per finanziare iniziative industriali nel settore della difesa, con il proposito di rafforzare la cooperazione militare fra i paesi dell’UE. Il fondo fu creato nel 2018; dal 2020 in poi venne previsto uno stanziamento annuo di mezzo miliardo di euro.

Per promuovere l’integrazione delle forze armate europee, nel 2017, fu invece avviata la PESCO, “cooperazione strutturata permanente.” Attualmente si lavora su ben 34 progetti: per citarne qualcuno, l’istituzione di un commando medico europeo, assistenza sulla cyber-sicurezza,  progettazione di un sistema collettivo di sicurezza marittima, e si pensa persino ad una scuola di intelligence comune.

La cancelliera Angela Merkel, in un discorso tenuto nel 2018 al Parlamento Europeo, si è espressa sull’argomento“dobbiamo lavorare con la prospettiva di istituire un giorno un vero e proprio esercito europeo”. Tesi condivisa anche dal Presidente Macron, e da molti altri leader europei: “non proteggeremo gli europei se non decideremo di avere un vero esercito europeo”

Con lo scoppio della crisi pandemica tematiche simili sono passate in secondo piano; l’Unione Europea affida la propria sopravvivenza ad un altro fondo, lo strumento che verrà utilizzato per finanziare la ripartenza economica del continente, il Recovery Fund. Prima del Covid-2019, un progetto di difesa comune, o più banalmente, l’istituzione di un esercito europeo, sembrava essere una priorità per la classe dirigente europea, e probabilmente tornerà ad esserlo con l’appianarsi della crisi sanitaria.

Una politica comune di difesa e sicurezza, inaugurata dalla Pesco e finanziata dall’European Defense Fund, conferirebbe all’Unione Europea maggiore autonomia strategica. Ma autonomia da chi?

Nell’Art 42 del Trattato di Lisbona, viene consacrato il primato della politica nazionale su quella europea, in ambito militare e strategico; l’articolo, fra le altre cose, include anche la partecipazione alla NATO. L’esistenza di un esercito europeo sottrarrebbe alla NATO la propria ragion d’essere? Molti paesi che appartengono all’alleanza atlantica non fanno parte dell’Unione Europea, e un contingente diretto e coordinato dalle istituzioni comunitarie diventerebbe, con ogni probabilità, complementare rispetto alla NATO, fulcro della consultazione geostrategica euro-americana. NATO ed esercito europeo dovrebbero essere due entità compatibili. Del resto, l’una non esclude l’altra. È pur vero che negli ultimi quattro anni l’Amministrazione Trump ha privilegiato il bilateralismo, ha ostentato sfiducia nei confronti dell’Unione Europea e ha persino messo in discussione, con alcune dichiarazioni sconvolgenti, (poi ritirate), l’utilità dell’Alleanza Atlantica. Con la vittoria di Biden le cose potrebbero cambiare; il presidente incaricato dovrebbe invertire la tendenza impressa dall’amministrazione uscente alla politica estera statunitense, ripristinando l’assetto strategico precedente.

Se ciò che abbiamo detto corrisponde a verità, non vi sono ragioni per non realizzare, il più rapidamente possibile (dopo la vittoria sul Covid-2019), il progetto avviato dalla precedente commissione europea: una politica comune di difesa e strategia garantirebbe all’Unione maggiore rilevanza geopolitica, senza compromettere la tenuta dell’ alleanza atlantica.

Ma con l’European Defence Fund rischiamo di sprecare miliardi; ad esplicitare questi dubbi è un dossier della Corte dei Conti Ue. Manca una visione comune in Europa, a livello strategico, e secondo i giudici è troppo prematuro concretizzare un progetto simile. Non è possibile perseguire politiche comuni, specialmente in ambito militare, quando gli stati che compongono l’eventuale coalizione hanno interessi così contrastanti. Il fondo rischia di diventare soltanto un regalo per la lobby delle armi. 

Come ci ricorda il generale Clausewitz, gli obiettivi militari (Ziel), determinati dalla strategia, derivano e sono dipendenti dalle finalità politiche (Zweck). E in Europa non vi sono finalità politiche comuni; per costruire un’alleanza militare è fondamentale stabilire prima un’intesa di natura politica. Intesa, che attualmente manca: lo spirito di collaborazione scarseggia, nel Vecchio Continente.

Articolo a cura di Michelangelo Mecchia

References

https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20181106IPR18316/merkel-nationalism-and-egoism-must-never-have-a-chance-again-in-europe

https://www.elysee.fr/emmanuel-macron/2017/09/26/initiative-pour-l-europe-discours-d-emmanuel-macron-pour-une-europe-souveraine-unie-democratique

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