“Intellettuale prestato alla politica” (Perissich, 2019), “Ministro degli Affari Esteri dell’Unione europea” (Robert, 2019) sono alcuni degli appellativi attribuiti al Presidente francese Emmanuel Macron. Laureato in filosofia, Macron ha successivamente studiato presso l’ Institut d’études politiques francese Science Po Paris e l’École Nationale d’Administration (ENA), per poi “salire” in politica. Eletto alla più alta carica istituzionale della Francia nel 2017, Macron è stato l’unico fra i candidati in corsa per la presidenza a sostenere una posizione marcatamente europeista (Kempf, 2020).
L’anno scorso il leader francese ha fatto drizzare le orecchie al resto del mondo. “What we are currently experiencing is the brain-death of NATO” ha dichiarato nell’intervista rilasciata a The Economist sulla sua visione dello scenario geopolitico contemporaneo (The Economist, 2019). Con qualche ispirazione a The Obama Doctrine[1](Perissich, 2019), il 7 novembre 2019, Macron condivideva con la rivista britannica la sua visione strategica per la Francia, ma soprattutto per l’Europa. Proprio qualche giorno fa, per l’esattezza lo scorso 16 novembre, il Presidente ha nuovamente concesso una lunga intervista, stavolta alla rivista le Grand Continent, sulla sua concezione della politica estera (è stata la più lunga intervista a cui si sia prestato dal 2017).
Sarà cambiata la visione della politica estera di Monsieur Macron? Sicuramente quello che sta cambiando è il contesto internazionale e per di più ad un ritmo sempre più veloce. Due eventi in particolare sono stati tanto importanti quanto evidenti: primo fra tutti è la pandemia che non solo agisce come attore in sé per sé, ma anche come acceleratore di altri processi; in più c’è da tenere in considerazione il cambiamento, quasi certo, dell’amministrazione presidenziale USA.
L’intervista del 2019
Un’Europa “al precipizio” che dovrebbe iniziare a pensarsi strategicamente come una potenza geopolitica: questo è stato il succo del pensiero del Presidente francese, nella tanto discussa intervista del novembre 2019. Al centro dell’intervento il graduale allontanamento dello storico partner dall’altra parte dell’Atlantico: gli USA. L’amministrazione Trump, secondo l’inquilino dell’Eliseo, è stata la prima presidenza USA a non condividere “la nostra stessa idea del progetto europeo”. Per di più tutto ciò accadeva mentre proseguiva l’ascesa cinese e si consolidava la svolta autoritaria russa e turca. Dinamiche, queste, che non sembrano essersi fermate nell’ultimo anno.
L’intervista nel 2020
“La dottrina Macron”[1] del 2020 si articola fra i termini sovranità, autonomia strategica, Euro-potenza, ma anche lotta comune al cambiamento climatico e costruzione di un nuovo multilateralismo.
Uno degli obiettivi principali del Presidente francese è creare un nuovo consenso globale: il Consenso di Parigi, che metta in discussione lo scenario basato sul Washington Consensus, dominato dall’esportazione delle politiche economiche. Il primo passo per l’edificazione di questo consenso è proprio un “lavoro ideologico”. Si dovrebbe partire dall’accettare che i nostri valori, quelli europei, quali la sovranità del popolo, i diritti e le libertà sono oggi in pericolo. In più bisognerebbe riconoscere che gli americani, per quanto storicamente vicini al vecchio continente, non sono completamente allineati su alcuni aspetti socioculturali per noi essenziali. In Europa c’è una maggior attenzione all’uguaglianza, al concetto di socialdemocrazia e alla cultura. Senza considerare che l’UE ha interessi in politica internazionale diversi da quelli del dirimpettaio atlantico. Fra le tante politiche di vicinato, il Presidente ha sottolineato l’importanza di quelle con l’Africa: è vitale riconcepire le relazioni euro-africane. Non sono mancati i riferimenti alle iniziative legate alla promozione del vaccino come bene pubblico globale o alla necessità di una decisiva svolta ecologica; si è parlato della necessità di rafforzare l’idea di un’Europa politica che sia guida per una nuova concettualizzazione del multilateralismo. Infine, sono presenti considerazioni sul terrorismo islamista e su alcune politiche nazionali che Macron stesso considera come errori commessi sinora durante il suo mandato presidenziale. Se da un lato emerge, quindi, una certa modestia nell’ammissione di sbagli nel compimento del suo ruolo, non è esente una retorica, seppur velata, che rimanda all’idea di puissance, grandeur francese. Da alcuni, infatti, in queste prese di posizioni del Presidente francese, viene vista la sua volontà di utilizzare l’UE come moltiplicatore di potenza (Kempf, 2020).
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[1] Sta volta il riferimento alla “Dottrina Macron” lo ritroviamo nel titolo stesso dell’intervista, scelto acutamente dai giovani editori. Per prendere visione del testo completo è possibile consultare il sito https://legrandcontinent.eu/it/2020/11/16/macron/.
Cosa è cambiato in un anno nella visone della politica estera di Monsieur Macron?
Sicuramente molti termini forti utilizzati dal Presidente francese sono stati specificati, approfonditi e ridimensionati in quest’ultima intervista; uno fra questi è proprio quello di sovranità europea. Ciò nonostante, le posizioni del vertice dell’Eliseo non sembrano esser variate di tanto: l’Europa deve diventare indipendente strategicamente, quindi innanzitutto militarmente e tecnologicamente. L’UE deve svezzarsi persino dallo storico protettore transatlantico (Petroni, 2020) e neppure la nuova amministrazione americana smuove il credo di Macron. Avere un interlocutore diverso da Trump e, con ogni probabilità, più vicino all’UE[1] non deve far indietreggiare, secondo il francese, l’Unione Europea nel suo ripensarsi deve ridisegnarsi come attore indipendente. Non vacilla nemmeno la convinzione di Macron che sia proprio lui a doversi porre alla guida di questo cambiamento.
Al di là di un giudizio sulla visione geopolitica del Presidente, tante sono le difficoltà oggettive che si riscontrano nelle sue accurate argomentazioni.
In primo luogo, come ha dimostrato per ultimo il veto della Polonia e dell’Ungheria al meccanismo che vincola il MFF[2] allo stato di diritto, non si può essere certi che i valori che per il Presidente sono alla base dell’Unione siano condivisi da tutti. Oltre a ciò, le tensioni con la Germania circa le questioni sulla difesa non possono passare inosservate. La Germania è sempre stata più vicina agli USA di quanto non lo siano mai stati i francesi. Debitrice per la sua crescita all’ombrello statunitense, Berlino si ritrova già in una posizione scomoda nel dover affrontare il proprio “faticoso ritorno alla geopolitica”; ed ecco che non sono mancati i primi battibecchi fra Macron stesso ed il Ministro della Difesa tedesco, che invita ad abbandonare le illusioni sull’autonomia strategica europea. Gli scontri fra i due vinici/nemici non sono mai positivi per il vecchio continente (Petroni, 2020)
Lo scenario strategico degli ultimi anni sta cambiando e non sembra più adatto alle logiche UE di dialogo e compromesso (Kempf, 2020). Il Presidente francese sembrerebbe averlo compreso, ma potrà la sua dottrina essere da un lato praticabile e dall’altro accettata da tutti gli altri Stati UE? Per alcuni Macron e la sua “diplomatie de l’audace”[3] sono l’ultima speranza per la Francia e per l’Europa tout entière (Perissich, 2019), per altri Macron non rappresenta che la continuazione dell’atteggiamento ultratrentennale francese che vede nell’UE il suo moltiplicatore di potenza (Kempf, 2020). Ad ogni modo, un obiettivo dovrebbe essere prioritario nell’agenda dell’Eliseo: sfruttare le circostanze attuali e spingere verso un’integrazione sempre più stretta, a partire dal superamento dell’impasse con la Polonia e l’Ungheria. Ne va della credibilità dell’istituzione UE e di quelli che, per il Presidente, sono i nostri valori.
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[1] Per approfondire https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/biden-europa-quasi-amici-28077
[2] L’acronimo sta per Multiannual Financial Framework
[3] Il riferimento è al titolo dell’artciolo “La « diplomatie de l’audace » d’Emmanuel Macron, un volontarisme aux résultats mitigés”, Semo M., 10 ottobre 2019. Disponibile presso https://www.lemonde.fr/idees/article/2019/10/10/le-volontarisme-diplomatique-macronien-et-ses-limites_6014911_3232.html .
References
Kempf, O., l’OTAN, ce n’est plus ce que c’était!, Limes, rivista italiana di Geopolitica, 13 ottobre 2020. Disponibile presso https://www.limesonline.com/cartaceo/lotan-ce-nest-plus-ce-que-cetait
Le Grand Continent, La dottrina Macron: una conversazione con il Presidente francese, 16 novembre 2020. Disponibile presso https://legrandcontinent.eu/it/2020/11/16/macron/
Perissich R., Macron: l’intellettuale e il politico, le condizioni di una leadership, Affari internazionali, 9 novembre 2019. Disponibile presso https://www.affarinternazionali.it/2019/11/macron-condizioni-leadership/
Petroni, F., Macron contro tutti, Limes, rivista italiana di Geopolitica, 16 novembre 2020. Disponibile presso https://www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-16-novembre-rcep-libero-scambio-asia-etiopia-eritrea-tigray-elezioni-moldova/121082
Robert A., Macron questioning NATO in Economist interview raises eyebrows about his methods, Euractiv, 11 novembre 2019. Disponibile presso https://www.euractiv.com/section/defence-and-security/news/macron-questioning-nato-in-economist-interview-raises-eyebrows-about-his-methods/
The Economist, On the edge of a precipice, 9 novembre 2020.