Il Terrore nelle Filippine

La situazione nelle Filippine è tornata al centro del dibattito internazionale a seguito degli ultimi eventi e, soprattutto, delle parole del Presidente Rodrigo Duterte che venerdì 5 marzo ha ordinato alla polizia e all’esercito di “finire” e “uccidere” tutti i ribelli comunisti[1]. Infatti, nel Paese, il Partito Comunista delle Filippine e la sua ala militare si scontrano con il governo dal 1968 con l’obiettivo di rovesciarlo. Tuttavia, secondo alcuni critici e attivisti per i diritti umani, Duterte starebbe sfruttando la situazione per colpire critici e oppositori. Il giorno successivo, a seguito della morte di nove attivisti, il vicedirettore della divisione asiatica di Human Rights Watch ha affermato che “questa campagna non fa più alcuna distinzione tra ribelli armati e attivisti non combattenti, leader sindacali e difensori dei diritti[2]

L’impatto del terrorismo

Il Global Terrorism Index 2020 dell’Institute for Economic & Peace[3] ha inserito le Filippine al decimo posto tra 163 paesi di cui ha analizzato l’impatto al terrorismo, con un indice di 7,099. Nonostante gli sforzi profusi, oltre il già citato Partito Comunista delle Filippine, che ha il suo braccio armato nel Nuovo Esercito Popolare (NPA), sul territorio sono attivi alcuni gruppi, che attuano attentati suicidi e attacchi con dispositivi esplosivi improvvisati e armi leggere, affiliati all’ISIS-Filippine: Abu Sayyaf Group (ABG), Bangsamoro Islamic Freedom Fighters (BIFF), Ansar al-Khalifa Philippines (AKP) e il Maute Group. Inoltre, il Paese rimane una destinazione per i Freedom Fighters che provengono principalmente da Indonesia, Malesia, Medio Oriente ed Europa.

Il governo sta invece attuando una soluzione politica con il Moro Islamic Liberation Front (MILF), organizzazione nata per l’indipendenza dell’etnia Moro di religione musulmana, cercando di mettere fine ad anni di insurrezioni attraverso l’implementazione di un accordo di pace nazionale.

Nel 2019 nelle Filippine ci sono state 284 morti dovute al terrorismo, un dato in calo rispetto all’anno precedente. Il NPA rimane il gruppo terroristico più attivo e, nel 2019, è stato il responsabile del 35% delle morti. Nello stesso anno, è stato in grado di effettuare attacchi in 37 province, con particolare concentrazione nelle due in cui è divisa l’isola di Negros. Il fondatore del movimento, Jose Maria Sison, oggi vive in esilio volontario nei Paesi Bassi.

immagine presa da crimenthic.com

Tra gli attacchi più importanti subiti dal Paese nel 2019 c’è stato quello del 27 gennaio, un complesso attaccato suicida che ha colpito la cattedrale di Jolo, a Sulu, durante una messa, causando la morte di 23 persone e ferendone 102. I funzionari delle Filippine hanno collegato l’attentato ad ASG e ISIS che l’hanno entrambi rivendicato. 

Gli attacchi dell’ISIS e dei suoi affiliati nelle Filippine risultano infatti più letali rispetto a quelli degli altri gruppi. In particolare, Abu Sayyaf Group, gruppo nato nei primi anni ’90 dalla separazione con il MILF sotto la guida di Abdurajak Abubakar Janjalani con l’obiettivo di creare uno stato Islamico indipendente nella parte occidentale di Mindanao e nell’arcipelago di Sulu, oltre a compiere attentati contro la popolazione civile e l’esercito, attua frequentemente rapimenti a scopo di estorsione, in cui sono stati coinvolti anche cittadini stranieri.

La strategia del Governo

Il governo delle Filippine ha cercato, negli ultimi anni, di migliorare le proprie strategie di contrasto al terrorismo investendo nel personale e nella formazione della Philippine National Police Special Action Force e condividendo informazioni con gli altri Paesi dell’area. Molto importante è la collaborazione con gli Stati Uniti che hanno fornito programmi di addestramento e attrezzature per migliorare le capacità dell’esercito filippino e delle forze dell’ordine. Infine, l’unità di intelligence finanziaria del Paese, l’Anty Money Laundering Council si occupa della lotta al finanziamento al terrorismo e al riciclaggio di denaro. In particolare, a novembre 2019, ha dichiarato di aver sequestrato 1 milione di dollari a sospetti terroristi. Nonostante ciò, alcuni ostacoli legislativi e procedurali continuano ad intralciare questi sforzi.

immagine presa da agcnews.eu

In conclusione, il terrorismo rimane una sfida aperta in un Paese che ha già dovuto spendere non poche energie nella lotta al traffico di droga e nel contrasto della pirateria. Probabilmente il solo uso della forza non sarà in grado di risolvere il problema se non si andrà ad intervenire sulle cause che ne hanno determinato la nascita.

Articolo a cura di Matteo Baldassari


Note:

 [1]GTI-2020-web-1.pdf (visionofhumanity.org

[2] ‘Kill them’: Duterte wants to ‘finish off’ communist rebels | Human Rights News | Al Jazeera

[3] Philippine Security Forces Are Accused of Killing 9 Activists – The New York Times (nytimes.com)

Resources:

Philippine president approves amnesty program for rebels Muslim rebels rebels President President | The Independent

GTI-2020-web-1.pdf (visionofhumanity.org)

Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Country Report on Terrorism 2019, Country Reports on Terrorism 2019 – United States Department of State

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