“Considerazioni Geopolitiche sulla rivoluzione monetaria cinese“
Nel 2016 si inaugurò il celebre 13° piano quinquennale cinese, nel quale si delineava l’espansione della Nuova Via della Seta e, soprattutto, il concetto di Made in China 2025. Mentre abitualmente i piani quinquennali[1] di un’economia socialista si concentrano specialmente sul raggiungimento di obiettivi di produzione interna, vari obiettivi presenti nei più recenti piani quinquennali cinesi risultano fortemente indirizzati verso un’applicazione internazionale e, dall’inizio del nuovo secolo, si può dire che l’espansione dell’influenza cinese all’estero sia passata anch’essa sotto il vaglio pianificatore economico della Repubblica Popolare. In questo senso sono comprensibili gli ambiziosi piani della Via della Seta e di Made in China 2025, due piani la cui origine domestica rafforza il loro sviluppo estero e internazionale. Made in China 2025, riconfermato nel 14° piano quinquennale in vigore da quest’anno, richiama l’etichetta dispregiativa che accumunava l’origine di un prodotto in Cina a una qualità scadente. L’obiettivo, peraltro già in parte raggiunto, è quello di rivoluzionare l’apparato industriale e manifatturiero, rendendo la Cina non più una mera fabbrica di assemblaggio o il centro di una produzione scadente e massiva, quanto piuttosto l’hub e il centro d’innovazione tecnologica e di produzione d’eccellenza dello scenario mondiale.
Cosa c’entrano tuttavia la Nuova Via della Seta e il piano Made in China 2025 con il progetto di creazione di una nuova valuta statale digitale?
La Nuova Via della Seta non ha mai nascosto i suoi obiettivi e le sue ambizioni: accanto a una maggiore integrazione infrastrutturale ed economica nel continente Euro-Asiatico si aspira a una maggiore integrazione finanziaria e monetaria, a scapito del dollaro americano. La portata degli investimenti cinesi e la relativa dipendenza dalla moneta americana risultano una spina nel fianco per i pionieri della Belt and Road, che necessitano di un aumento dell’internalizzazione del Renminbi per supportare le necessità finanziarie e di liquidità che i loro progetti comportano. Allo stesso modo, Made in China 2025 tocca indirettamente sfere non produttive o industriali, e in questo senso lo yuan cinese risulta uno dei “prodotti” cinesi che più può beneficiare di una rivoluzione concettuale e tecnologica del mondo economico cinese. Non più il dollaro come valuta di riferimento mondiale, bensì lo yuan, centralizzato e controllato da Pechino ed elemento fondativo della maggior parte dei progetti di sviluppo internazionale foraggiati dalla Repubblica Popolare. Così come anzitempo l’America invase l’Europa con un flusso incessante di aiuti economici e dollari, così la Cina già invade l’Isola Mondiale con progetti infrastrutturali che in futuro potranno essere supportati dalla valuta nazionale.
Il binomio Sicurezza-Controllo
Non solo lo Yuan digitale può essere inteso come arma geopolitica ed economica della Cina contemporanea, bensì esso stesso potrà influenzare radicalmente lo sviluppo della monetazione digitale futura e il percorso che le monete digitali già esistenti hanno intrapreso. Sia chiaro, lo Yuan digitale non è una criptovaluta: Bitcoin, Ethereum, Ripple, Cardano e così via sono tutte criptovalute definite come tali in quanto asset digitali non centralizzati, basati sulla tecnologia p2p (utente/utente) e su tecnologie DLT (Registro Distribuito) come la blockchain, una rete contabile nella quale in assenza di un’autorità centrale i differenti nodi possono alterare e registrare le transazioni attraverso varie modalità di consenso. Lo Yuan digitale invece sarà altamente centralizzato e controllato dalla Banca Centrale Cinese. La sua creazione ufficiale e sperimentale nel 2019 risultò necessaria analizzando il trend dei consumi cinesi del lustro precedente: mentre Europa e Stati Uniti gestivano una media di 100 trilioni di dollari l’anno in pagamenti digitali, dal 2015 a oggi, la Cina ha mantenuto l’impressionante media di 500 trilioni l’anno, abbattendo in tempi eccezionalmente brevi la totale diffusione del contante e sostituendo la quasi totalità delle transazioni domestiche con transazioni digitali. A ottobre 2020 è stato varato il primo esperimento pilota con Yuan digitale a Shenzhen (zona economica speciale) ed è notizia del marzo 2021 che sei differenti banche cinesi hanno iniziato a offrire la possibilità ai clienti di aprire conti con portafogli digitali. Non solo la Cina sarà probabilmente la prima economia sviluppata a effettuare la transizione verso l’economia e la valuta digitale ma risulterà anche quella in cui questa transizione potrà risultare veloce e diffusa. L’abbandono della decentralizzazione delle criptovalute è comprensibile all’interno dell’apparato finanziario, politico e amministrativo statale, tenendo conto del binomio cinese onnipresente nel discorso politico e legislativo della Repubblica Popolare, controllo/sicurezza. L’aumento del controllo da parte di Pechino corrisponde a dei benefici, ovvero all’aumento della sicurezza, e la maggior parte dei cittadini cinesi sembrano accettare di buon grado questo accordo. Per ultimo, richiamando il discorso dell’internalizzazione del renminbi cinese, vogliamo ricordare le importanti parole del Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, in occasione dell’intervista in merito a questo argomento il 22 Marzo 2021: “Concurrently, we must consolidate our independence. The United States has declared limiting the advance of technology in Russia and China as its goal. So, we must reduce our exposure to sanctions by strengthening our technological independence and switching to settlements in national and international currencies other than the dollar. We need to move away from using Western-controlled international payment systems.”[2]
Lo Yuan digitale non solo risulterà un’importante tassello della rivoluzione economica, sociale, digitale e industriale della Cina del XXI secolo, ma soprattutto potrà essere compreso come il primo passo verso l’internalizzazione finanziaria della nuova Cina e una delle prime mosse che Pechino effettuerà in questo secolo contro il sistema mondiale del Dollaro.
[1] Una delle caratteristiche più preminenti delle repubbliche socialiste storiche. La politica indirizza e delinea degli obiettivi economici che devono essere necessariamente raggiunti di lustro in lustro.
[2] « Allo stesso tempo, dobbiamo consolidare la nostra indipendenza. Gli Stati Uniti hanno dichiarato come obiettivo la limitazione del progresso tecnologico in Russia e Cina. Quindi, dobbiamo ridurre la nostra esposizione alle sanzioni rafforzando la nostra indipendenza tecnologica e passando agli accordi in valute nazionali e internazionali diverse dal dollaro. Dobbiamo abbandonare l’utilizzo di sistemi di pagamento internazionali controllati dall’Occidente. » T.d.A.