Il ritorno degli anni di piombo

Annullare il 41bis ad Alfredo Cospito è quanto chiede l’avvocato generale della Cassazione, Pietro Gaeta, nella requisitoria depositata l’8 febbraio in vista dell’udienza del 24 sul ricorso presentato dalla difesa dell’anarchico contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma di confermargli il regime del carcere duro. Intanto, ricoverato nel reparto di medicina penitenziaria del San Paolo di Milano, ha rifiutato la sedia a rotelle e ha anche ringraziato chiedendo “scusa per il disturbo”. Le condizioni dell’anarchico in sciopero della fame dallo scorso 19 ottobre sono stabili.

Chi è Alfredo Cospito?

Pescarese di nascita e torinese di adozione, Alfredo Cospito, 55 anni, è un militante anarco-insurrezionalista, attivo dalla metà degli anni Novanta. È noto alla giustizia dal 2012, accusato della gambizzazione di Roberto Adinolfi, amministratore delegato della Ansaldo Nucleare, e condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione.

Alfredo Cospito rivendica l’appartenenza alla Federazione anarchica informale – Fronte rivoluzionario internazionale (Fai-Fri), composta da cellule diverse in vari paesi che agiscono in maniera del tutto autonoma e informale, senza struttura gerarchica o associativa. La Fai è la Federazione anarchica internazionale, il Fri la sua ramificazione internazionale. Si definisce anarchica perché tende alla “distruzione dello Stato e del capitale” e informale perché, essendo priva di meccanismi autoritari e burocratizzanti, garantisce l’anonimato e l’indipendenza dei gruppi e dei singoli che la compongono”, secondo un resoconto della Commissione Affari Costituzionali della Presidenza del Consiglio e Interni. Gli anarchici italiani si sono spesi negli ultimi anni su diversi fronti: l’Alta velocità ferroviaria fra Torino e Lione, i centri di identificazione per gli immigrati, il Green pass. 

Cospito viene spesso definito dai giornali un leader all’interno della Federazione, una definizione che l’avvocato Rossi Albertini ha respinto in un’intervista a Radio Radicale:

“A mio parere, i giudici del tribunale di sorveglianza non hanno compreso in alcun modo la specificità della fenomenologia sulla quale stavano intervenendo, equiparandola alla criminalità organizzata […] Neppure la Corte d’assise di primo grado, che per prima ha ritenuto che la Fai fosse un’organizzazione, con mille distinguo, ha ritenuto che Cospito fosse capo di alcunché. È un ossimoro, una contraddizione, pensare che una struttura orizzontale, come è stata ritenuta dagli stessi giudici di Torino, possa avere un capo”.

Se la figura di Alfredo Cospito è diventata oggi, improvvisamente, così importante, si deve a un altro motivo. Mentre era già in carcere per l’attentato ad Adinolfi, fu infatti condannato ad altri 20 anni di reclusione anche per l’attentato del 2006 contro la scuola allievi Carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Due ordigni erano stati piazzati all’interno di due cassonetti all’ingresso dello stabile senza però causare né morti né feriti. 

La vicenda giudiziaria di Cospito sembrava definitivamente completata, quando nel 2022, di colpo, viene riaperta con un duplice inasprimento della sua pena. Il primo arriva da parte del ministero della Giustizia che, nella persona della Guardasigilli Marta Cartabia, decide di sottoporlo al regime del 41bis, misura disposta lo scorso maggio per quattro anni. Il secondo intervento, a luglio 2022, è per mano della Corte di Cassazione, che in ultima istanza ha modificato il reato attribuito a Cospito per l’attentato del 2006

“Da strage contro la pubblica incolumità” a strage contro la sicurezza dello Stato. Questo ha portato a un inasprimento della condanna, da 20 anni all’ergastolo ostativo.

Il 41 bis

Il 41bis, noto anche come carcere duro, è un regime introdotto nell’ordinamento italiano per impedire le comunicazioni all’interno e all’esterno del carcere tra affiliati di un’associazione criminale, terroristica o eversiva. La prima versione, richiesta dal generale Dalla Chiesa per combattere efficacemente le Brigate Rosse, fu introdotta dal Parlamento con la legge n. 354 del 26 luglio 1975. In presenza di gravi emergenze di ordine pubblico e sicurezza, il ministro della Giustizia poteva sospendere, in tutto o in parte, l’applicazione delle normali regole di trattamento previste dalla disciplina carceraria ordinaria. Sono gli “anni di piombo”. Poi la mafia e il maxiprocesso di Palermo. Su richiesta di Giovanni Falcone, allo scopo di evitare che i mafiosi parlassero tra loro in carcere o riuscissero a far pervenire i loro messaggi all’esterno, il Parlamento approva la cosiddetta Legge Gozzini (legge 10 ottobre 1986, n. 663), la quale inasprisce il regime del 41 bis con un “sistema di sorveglianza particolare” nei confronti dei criminali appartenenti ad associazioni a delinquere di stampo mafioso. Oggi l’applicazione del 41 bis può durare quattro anni e le proroghe due anni ciascuna. Prevede, tra le tante cose, l’isolamento in cella, la limitazione delle ore d’aria, la possibilità di ricevere solamente una visita al mese, l’impossibilità di fare telefonate nei primi sei mesi di detenzione. Il regime del 41bis è stato più volte contestato, negli anni, per la sua particolare durezza e perché in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione.

È proprio dalla seconda metà del 2022 che si accende il caso Cospito. Prima qualche scritta sui muri di varie città, poi le minacce e, in breve, si è passati agli attentati dimostrativi. La data chiave è quella del 20 ottobre 2022: quel giorno, come riporta anche la pagina “Anarcopedia”, diario dell’anarchismo mondiale degli ultimi anni, Cospito inizia lo sciopero della fame. Poi, l’8 dicembre, il gruppo anarchico “Carlo Giuliani Revenge Nuclei” rivendica un attacco incendiario alle auto della funzionaria dell’ambasciata italiana ad Atene Susanna Schlein. È l’inizio dell’escalation.

Mentre cresce la tensione politica, peggiorano le condizioni di salute di Cospito che, a causa dello sciopero della fame, è giunto a pesare appena 73 chili, su un’altezza di circa 1,95 metri. Infatti, lunedì 30 gennaio, 103esimo giorno di sciopero, Cospito è stato trasferito su espressa indicazione dei medici della Asl di Sassari, città dove era detenuto, nella casa circondariale di Opera, a Milano, individuato come il luogo di detenzione più idoneo ad essere curato e tenuto sotto osservazione.

Nonostante sia stato trasferito, il regime carcerario di Cospito non è cambiato. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, infatti, ha fatto sapere che, pur se “la tutela della salute di ogni detenuto costituisce un’assoluta priorità”, il detenuto “resta sottoposto al regime detentivo speciale di cui all’articolo 41bis”. Il governo, la sera del 30 gennaio, ha convocato un Consiglio dei ministri appositamente per il caso del militante anarchico, rassicurando che “gli accresciuti rischi per la sicurezza hanno determinato un innalzamento dell’attenzione e delle misure necessarie per fronteggiarli” e ribadendo “la volontà di non scendere a patti con chi usa violenza e minaccia come strumento di lotta politica”A decidere sul futuro regime carcerario di Cospito sarà la giustizia: per il 24 febbraio è prevista la decisione sul ricorso presentato dai legali di Cospito.

Carlo Nordio, il 9 febbraio scorso ha respinto la richiesta di revoca del regime speciale presentata dall’avvocato di Cospito. Il Ministro, nel suo provvedimento, ha tenuto conto dei pareri espressi, prima di lui, dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e dalla Procura generale di Torino. Entrambe avevano giudicato infondata la richiesta di revoca presentata dal difensore di Cospito. Secondo il ministro della Giustizia non ci sarebbero i presupposti per la revoca del 41 bis a Cospito e, soprattutto, ci sarebbe il pericolo che possa tornare a comunicare con l’esterno, qualora fosse posto nuovamente nel normale regime carcerario. La pericolosità di Alfredo Cospito è “confermata dal moltiplicarsi delle azioni intimidatorie da parte di gruppi anarco-insurrezionalisti. Permane la sua capacità di orientare le iniziative di lotta della galassia anarchica insurrezionalista”, ha anche sottolineato il ministro nella informativa alla Camera. 

“Fuori Alfredo dal 41 bis”. Con questo coro sono iniziate le manifestazioni degli anarchici a Roma e a Milano. Da “Il carcere uccide” “Lo Stato tortura”. Volti coperti da mascherine nere, cappucci, impermeabili e occhiali dello stesso colore. Sono stati tutti denunciati per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e porto abusivo di armi improprie gli 11 anarchici che sabato 11 febbraio sono stati portati in questura dopo gli scontri del pomeriggio. Nelle ultime ore della giornata di venerdì 17 febbraio il ministro Nordio è stato minacciato di morte ed è stata imbrattata la sede della Rappresentanza italiana presso l’UE a Bruxelles con scritte inneggianti a Cospito. “Solidarietà al Guardasigilli e al personale della sede. Lo Stato è al loro fianco e non arretra” afferma il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Continueranno ad essere giorni difficili, in un braccio di ferro tra lo Stato e gli anarchici. Una partita senza esclusione di colpi in cui l’Italia non può permettersi di cedere a minacce e provocazioni.

A cura di Elena Aversa

SITOGRAFIA:

https://www.ilsole24ore.com/art/caso-cospito-e-bufera-donzelli-e-delmastro-AEkZOGfC

https://tg24.sky.it/politica/2023/02/15/donzelli-delmastro-cospito-informativa-nordio

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/chi-e-alfredo-cospito-condannato-41-bis_60497036-202302k.shtml

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