Il mutamento delle condizioni climatiche sta incidendo in maniera sempre più pressante ed evidente sul ciclo idrologico: lo scioglimento dei ghiacciai, le siccità e le inondazioni hanno acquisito valori estremi come estreme sono le conseguenze che hanno sugli ecosistemi, sulle produzioni agricole e sulla vita di piante, animali ed esseri umani. Nell’ultimo report, presentato in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua il 22 marzo 2022, il WWF evidenzia che: «La sete del pianeta è una delle prove più tangibili e drammatiche della crisi climatica globale: tra acqua e clima c’è un legame inscindibile e pericoloso che va conosciuto e affrontato con urgenza. Si prevede che i futuri impatti dei cambiamenti climatici su vari settori dell’economia legati all’acqua ridurranno il prodotto interno lordo (PIL) globale, con perdite maggiori previste nei paesi a basso e medio reddito».
L’Europa è a rischio

Negli ultimi tempi è ritornata alla ribalta la lotta per le risorse idriche, che stanno diventando sempre più importanti e cruciali per molti Paesi in rapporto ad una loro crescente scarsità, sia a livello quantitativo che qualitativo. Nella stessa Europa, secondo i modelli di previsione descritti in uno studio dell’UNECE, nel 2070 la percentuale di alto rischio idrico passerà dall’attuale 19% al 35%.Infatti, stando a varie proiezioni, si assisterà, sempre nel 2070, ad un aumento annuale delle precipitazioni nell’area Atlantica e dell’Europa del Nord che potrebbe variare dal 9% al 22% , mentre potrebbero persistere periodi di siccità più prolungati, a causa della riduzione dal 6% al 36% delle precipitazioni, in Europa Orientale e nel Mediterraneo Centrale.
In particolare, Stati come l’Italia che attualmente fruisce dei ghiacciai presenti sulle catene montuose alpine quale “bacino idrico”, vedranno una riduzione della portata d’acqua dei fiumi a causa dello scioglimento di queste riserve storiche già in corso e della conseguente riduzione delle loro dimensioni nel tempo, fino alla loro definitiva scomparsa, a causa dell’innalzamento inarrestabile delle temperature. Questo fenomeno avrà chiaramente ripercussioni negative, specialmente durante l’estate su molti fiumi la cui portata idrica si potrebbe ridurre del 50% nell’Europa centrale e addirittura dell’80% nel Sud Europa. In contrapposizione a tale situazione di stress idrico, il Nord Europa sarà soggetto a forti inondazioni a causa di un aumento delle precipitazioni di particolare intensità nel breve periodo, come quelle avvenute da ultimo in Germania e nei Paesi Bassi nel luglio del 2021.
In America stanno privatizzando la sete

Gli USA sono uno dei più grandi produttori di cereali al mondo, in particolare nei territori del Midwest e West Coast: questi Stati stanno ormai vivendo il ripetersi di continui periodi di siccità che hanno colpito fortemente il settore agricolo e aumentato il numero degli incendi, alcuni diventati anche famosi per la loro estensione, come quelli avvenuti in California nel 2020 che hanno portato alla distruzione di 17 milioni di ettari per un danno totale di 12 miliardi di dollari, e hanno causato la morte di 34 persone e l’evacuazione di 60 000 persone.
Tuttavia, nel Continente Sudamericano, gli effetti della scarsità d’acqua sembrano essere più disastrosi, tenendo conto che già dal 2000 sono iniziate migrazioni di comunità dal sud al nord America a causa della riduzione delle risorse idriche. Sotto questo aspetto, è da evidenziare che tale criticità tuttavia non ha origine solo da una diminuzione dell’acqua disponibile ma anche dalla sua privatizzazione, che ha portato ad un aumento del prezzo di tale risorsa difficilmente sostenibile per la fascia della popolazione più povera. Un esempio, in tal senso, è dato dall’Ecuador dove, anche se l’acqua non scarseggia, l’acquisto delle fonti da parte di società private nazionali e soprattutto estere, ne ha limitato la disponibilità per la popolazione locale, dirottando l’utilizzo di questa risorsa naturale a favore delle industrie e delle biofarms straniere, oltre ad averne aumentato i costi, non sostenibili per i piccoli e medi imprenditori agricoli locali.
Asia: tra alluvioni devastanti e deserti in espansione

La crisi dell’acqua è un fattore storico nella regione dell’Asia Centrale dove i vari Paesi Stan si sono sempre combattuti per il controllo degli unici fiumi della regione. Esempio della sempre più critica situazione idrica è dato dall’utilizzo del Lago d’Aral, che ha visto la sua estensione ridursi del 90% rispetto al 1985, oppure dall’espansione del Deserto del Gobi in Cina e in Mongolia o dalle sempre meno frequenti inondazioni del fiume Mekong, ciclo biologico fondamentale per l’agricoltura del Sud-Est asiatico.Questa situazione non è generata solamente dal cambiamento climatico ma anche dalla gestione delle stesse risorse idriche da parte dell’uomo, come le dighe o la deviazione dei fiumi, politica avviata dall’Unione Sovietica a cui si sono accodati i vari Paesi Stan per garantirsi lo svolgimento di attività agricole dispendiose sul fronte idrico, come la coltivazione di cotone. A questo si aggiungono altri effetti “collaterali”,primo fra tutti, la modifica del microclima della regione interessata. Infatti, con il ritirarsi del lago d’Aral è venuto a scomparire il suo fattore mitigatore sulle temperature e regolatore dell’umidità atmosferica, portando ad un aumento della desertificazione dell’area. La situazione ha continuato a peggiorare fino a portare a scontri armati, il 19 settembre 2022, tra le forze armate del Kyrgyzstan contro quelle del Tagikistan.
Allo stesso tempo la riduzione della portata d’acqua è stata aggravata dalla mancanza di cooperazione tra i vari Paesi che tuttora continuano a scontrarsi per questioni territoriali o di risorse. Proprio in questa area ha deciso di intervenire la NATO: con il fine di impedire ulteriori scontri, sono state avviate varie azioni governative come una maggiore integrazione economica, la creazione di forze specializzate e un incremento della cooperazione tra i vari governi della zona in ambito ambientale. Un altro Paese che ha visto un forte effetto del cambiamento climatico è stato il Pakistan che si è ritrovato ad affrontare una delle più disastrose alluvioni nella storia del Paese: in tale evento, più di 1700 persone hanno perso la vita e 33 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare la propria abitazione mentre altri 8 milioni rimangono ancora senza casa. Secondo i dati UNICEF, la distruzione dei raccolti e delle infrastrutture mette a rischio dalle 7 alle 14,6 milioni di persone che, a causa degli aumenti del prezzo del cibo, rischiano di cadere in uno stato di insicurezza alimentare.
In Africa la situazione è sempre più tragica

Il Continente africano è tra i più colpiti dalle conseguenze del cambiamento climatico. Ad oggi, circa 500 milioni di persone in Africa sono a rischio di carenza d’acqua, con accessibilità a fonti idriche estremamente variabile, passando dal 99% di persone in Egitto con disponibilità di accesso a fonti idriche ad un 37% di persone nella Repubblica Centrafricana, in particolare la zona del Sahel dove la riduzione delle riserve idriche e la desertificazione dell’area hanno portato anche alla perdita di terreni coltivabili.
In questi ultimi mesi a fare notizia è stata la siccità perdurante che ha colpito il Marocco, peggiorata anche dalle politiche agricole avviate da Re Hassan II: espansione di coltivazioni di frutti che richiedono un alto consumo d’acqua, quali l’avocado e il cocomero, e la costruzione di varie dighe con lo scopo di produrre energia elettrica per l’industria. Queste scelte stanno portando il Marocco, paese già con limitate quantità di acqua disponibili, ad un livello di scarsità idrica assoluta, ovvero meno di cinquanta metri cubi per persona all’anno. Allo stesso tempo il governo, al fine di assicurare comunque la richiesta di acqua dei suoi cittadini, ha iniziato progetti di desalinizzazione delle acque marine che stanno consentendo la fornitura di acqua potabile, anche se di scarsa qualità. In aggiunta, recenti studi hanno rilevato una continua diminuzione delle acque sotterranee a causa delle scarse precipitazioni piovose e nevose degli ultimi periodi.
a cura di Enzo Moneta
Fonti
https://droughtmonitor.unl.edu/
«La catastrofe del Lago d’Aral dimostra che gli uomini possono distruggere il pianeta»
https://news.un.org/en/story/2023/01/1132207
https://earthobservatory.nasa.gov/images/150470/flood-woes-continue-in-pakistan
https://www.copernicus.eu/en/media/image-day-gallery/effects-drought-vegetation-morocco