La rielezione di Xi Jinping, tra poche sorprese e grandi novità

Il 10 marzo il Presidente cinese, Xi Jinping, è stato rieletto per il terzo mandato consecutivo alla guida del paese. Dire che ciò non è stato una sorpresa per nessuno è un eufemismo. Si è trattato di un formalismo, il punto apicale di un percorso iniziato con una riforma costituzionale nel 2018 (che ha eliminato il limite dei due mandati presidenziali) e proseguito con la sua conferma alla guida del Partito comunista cinese lo scorso autunno. 

L’Assemblea Nazionale del Popolo, organo centrale del Parlamento per la sua funzione legislativa, si è pronunciata votando all’unanimità, con 2952 voti a favore del Presidente e nessuno contrario. E sarebbe stato difficile fare altrimenti, considerando che sulla “scheda elettorale” l’unico nome presente era proprio il suo: Xi Jinping. 

Il giuramento, con il pugno destro alzato e la mano sinistra sulla Costituzione rilegata in pelle rossa, è stato la celebrazione dei successi del Presidente, che è diventato il capo di Stato in carica per maggior tempo nella storia della Repubblica Popolare Cinese e che con questa elezione si è confermato essere il leader più potente dai tempi di Mao Tse-Tung. 

Successo confermato anche dall’elezione di 2 dei suoi uomini più fidati ai più potenti vertici dello Stato: da un lato, il funzionario Zaho Leji, da sempre allineato alle posizioni del Presidente, è stato indicato come Presidente della stessa Assemblea; dall’altro, Li Quiang è succeduto come primo ministro a Li Kequiang, che si avvicina a quei 68 anni che indicano l’età in cui i politici cinesi vanno in pensione, ma soprattutto che ha spesso assunto posizioni distanti da quelle di Xi, specialmente temi di politica economica. 

Il limite dei 68 anni non sembra invece essere un problema per Xi, che sta per compierne 70. Figlio di Xi Zhongxun, vittima di un’epurazione durante la Rivoluzione Culturale, da adolescente fu esiliato in un villaggio rurale, da cui iniziò la sua ascesa politica. Da sempre membro estremamente attivo nel Partito Comunista, dopo un mandato da governatore nella provincia della provincia dello Zhejiang, ha scalato i vertici del Partito diventando nel 2007 segretario del Comitato Centrale e nel 2008 Vicepresidente della Repubblica. Nel 2013 è succeduto a Hu Jintao alla presidenza della Repubblica, e da subito ha cercato di rappresentarsi come il “padre buono” della Cina, capace di farla diventare la più grande potenza mondiale. 

Nel 2017 è riuscito a modificare il preambolo della Costituzione aggiungendo il suo programma ideologico e politico, il “pensiero di Xi Jinping”, che mira a consolidare il potere della nazione, del Partito e del Presidente stesso. 

Nel 2018, dopo essere stato eletto per un secondo mandato, ha annunciato di voler eliminare dalla stessa Costituzione il limite dei due mandati presidenziali. Anche in quell’occasione, la notizia non era stata del tutto inattesa, in quanto la progressiva concentrazione di sempre più poteri nelle sue mani era iniziata fin da subito. Successivamente, ha eliminato qualsiasi tipo di opposizione all’interno del Partito, sostituendo i dirigenti più distanti da lui con collaboratori fidati- processo che, come si è visto, continua ancora oggi. 

Nonostante le tensioni e proteste per la dura strategia degli ultimi anni del “zero covid”, la legittimità anche popolare del Presidente sembra rimanere indiscussa– o almeno così emerge dai dati cinesi. 

Le difficoltà, in ogni caso, non mancano: dal 2012 si è assistito ad una costante riduzione della crescita economica, da un 8% annuo ad un 3% nel 2022. Le cause, oltre alla dura politica anti-Covid che ha completamente paralizzato l’economia tanto nazionale quanto nei rapporti import/ export, si devono attribuire all’approccio economico marxista-leninista che ha sfavorito lo sviluppo delle imprese private. Non è un caso che il piano di crescita per il 2023, fissato al 5,5%, sia modesto per gli standard cinesi. Nel 2022, inoltre, si è assistito al primo calo demografico da oltre 60 anni.

Xi ha inaugurato il suo mandato posizionandosi, ancora una volta, al centro della scena internazionale. Da un lato, ha attaccato frontalmente gli Stati Uniti– in maniera inaudita per le abitudini cinesi, che raramente menzionano direttamente il paese che stanno criticano. In un discorso di pochi giorni precedenti all’elezione, il 5 marzo, ha accusato il governo di Washington di star portando avanti una politica di “contenimento, accerchiamento e oppressione” nei confronti della Cina, e di aver spinto gli altri paesi occidentali a fare altrettanto. Parole durissime, che ben si sposano con le relazioni sempre più tese e aggressive tra i due paesi. Non è un caso che lo stesso giorno anche il ministro degli esteri cinese, Qun Ganf, abbia dichiarato che gli Stati Uniti stiano cercando il confronto diretto con la Cina. D’altra parte, ha annunciato un prossimo viaggio a Mosca. Pur non essendosi mai ufficialmente schierato con Putin sulla guerra in Ucraina, non ha nemmeno mai condannato l’invasione, e la richiesta forse più pressante dal fronte internazionale (con l’eccezione forse della situazione con Taiwan) è precisamente di chiarire questo rapporto. Quello che sembra è che il leader cinese si voglia porre da intermediario nel conflitto: all’annuncio della visita a Putin è infatti seguita la dichiarazione di voler successivamente parlare anche con Zelensky.

Proprio da Putin, in ogni caso, sono arrivate tra le prime congratulazioni per la rielezione, sottolineando come siano un riconoscimento dei meriti di Xi come capo di stato ed augurandosi delle relazioni ancora più strette tra Russia e Cina nel 2023. 

Lo stesso Putin, d’altra parte, nel 2021 con una riforma simile a quella di Xi aveva modificato la Costituzione russa, rendendo possibile la sua elezione a Presidente per altri due mandati- di fatto, un mandato a vita. Così come un mandato a vita potrebbe finire per essere quello di Xi Jinping: non avendo limiti di mandato, ed avendo concentrato un numero tale di poteri da essere quasi illimitati, almeno nel fronte interno, la sua leadership sembra essere indiscussa– o, per lo meno, non si vede una sua fine all’orizzonte. 

A cura di Stella Martina Loiudice

Fonti: https://www.theguardian.com/world/2023/mar/10/xi-jinping-handed-unprecedented-third-term-as-chinas-president

https://www.repubblica.it/esteri/2023/03/10/news/xi_repubblica_popolare_cinese_rieletto_presidente_terza_volta-391400342/

https://www.treccani.it/enciclopedia/xi-jinping https://www.aljazeera.com/news/2023/3/10/chinas-parliament-backs-xi-jinping-for-third-term-as-president

https://www.corriere.it/account/logout?landing=https://www.corriere.it/esteri/23_marzo_10/xi-jinping-rieletto-presidente-cina-fe28018e-bf31-11ed-a204-070182f2d425.shtml

https://www.ilpost.it/2021/04/05/putin-legge-mandati-2036/

https://edition.cnn.com/2023/03/09/china/china-xi-jinping-president-third-term-intl-hnk/index.html

https://www.agi.it/estero/news/2023-03-10/cina_xi_rieletto_storico_terzo_mandato-20435189/

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