LA REALTÀ DEI FATTI: Policy brief per la risoluzione del conflitto Yemenita

Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Al Segretariato Generale delle Nazioni Unite

Lo Yemen, paese di passaggio per tutte le navi mercantili che transitano dall’Oceano Indiano al Mediterraneo e viceversa, è avversato da ormai otto anni da una cruenta guerra civile, che vede in gioco un cospicuo numero di attori, supportati da altrettanti paesi terzi.
Gli schieramenti principali che si stanno attualmente confrontando sono:

  • il governo centrale, guidato dal presidente Al-Alimi, succeduto al Maresciallo Hadi nell’aprile 2022 in segno di apertura nei confronti dei negoziati per la risoluzione del conflitto, che controlla principalmente l’area orientale del paese, riconosciuto dalla comunità internazionale e supportato dal Consiglio di Cooperazione del Golfo, organizzazione a guida Saudita;
  • il partito Anshar Allah o Huthi, un gruppo armato sciita zaydita inizialmente nemico e poi alleato dell’ex presidente Saleh, rimosso dalla coalizione Saudita nel 2012, in seguito alle primavere arabe, che controlla l’area nord-occidentale del paese, compresa la capitale Sana’a, supportato dall’Iran;
  • il Consiglio di Transizione del Sud, guidato dal movimento politico indipendentista di ispirazione socialista al-Hirak, che controlla gran parte della costa meridionale del paese, tra cui la capitale de facto Aden, condivisa con il governo centrale, con cui è stato stipulato nel 2020 un accordo di cooperazione e cobelligeranza grazie all’intervento dell’Arabia Saudita;
  • Al-Qaeda della penisola araba o Ansar al-Sharia, organizzazione terroristica di stampo jihadista, che controlla assieme ad altri gruppi sunniti alcune città delle province centro- meridionali del paese.

La popolazione Yemenita è ormai stremata dal protrarsi degli scontri, ma come si potrebbe farli cessare? Considerata l’alta frammentazione delle parti coinvolte, è fondamentale trovare una soluzione equa che soddisfi tutti i gruppi interessati e che soprattutto tuteli gli yemeniti, fortemente colpiti dal conflitto: la guerra ha avuto un costo economico di 126 miliardi di dollari, che ha fatto piombare il paese in una condizione di diffusa indigenza, con circa 30 milioni di civili in stato di povertà assoluta. Visto il fallimento dei negoziati portati avanti dall’Arabia Saudita con i ribelli Huthi, è di fondamentale importanza che l’ONU, ente intergovernativo mondiale che si pone l’obiettivo di risolvere pacificamente le controversie internazionali, prenda iniziativa. Considerato l’equilibrio formatosi in seguito alle numerose conquiste da parte sia delle forze di coalizione governativa-meridionale che delle forze Huthi a danno uno dell’altro, è impensabile una risoluzione militare autonoma al conflitto, e per questo le parti hanno concordato per tre volte nell’ultimo anno a firmare delle tregue bimestrali proposte dall’ONU e dal CCG che potessero consentire alle fazioni di negoziare per porre fine agli scontri. Il nulla di fatto che però è seguito ai tavoli mediati dai Sauditi, ha portato a un rifiuto da parte degli Huthi di prorogare per ancora due mesi la tregua e renderla un vero e proprio cessate il fuoco.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite, dunque, prendendo in mano la situazione, potrebbe presentare una risoluzione del conflitto in diversi termini:

  • Negoziali, con una divisione territoriale multilaterale accordata tra le varie parti in conflitto, che si impegnano, dopo la suddivisione, a combattere il fondamentalismo islamico di matrice jihadista nelle province in cui è presente;
  • Militari, con una presa di posizione internazionale a favore della coalizione meridionale- governativa contro gli Huthi e le organizzazioni jihadiste, con l’invio di una missione di peacekeeping svolta dalle Forze Internazionali di Pace;
  • Politici in senso stretto, promuovendo un referendum nazionale diviso per regioni, per far decidere ai cittadini, democraticamente e sotto la supervisione delle Forze Internazionali di Pace nel paese e presso le urne, a quale governo affidare la propria regione, in seguito alla firma di un cessate il fuoco.

La già citata alta frammentazione delle parti in conflitto renderebbe difficile la gestione di un risultato elettorale, qualora si scegliesse la strada democratica del referendum nazionale, seppur sotto la supervisione militare: uno o più attori potrebbero ritenere illegittimo il risultato e far piombare nuovamente il paese nella guerra civile. La scelta invece di un intervento militare, oltre a scontentare l’Iran, che supporta il partito Anshar Allah, causerebbe un ulteriore irrigidimento dei rapporti tra la comunità internazionale e l’Iran e potrebbe scontentare la frangia della popolazione sciita e zaydita, che potrebbe continuare a ribellarsi. L’unica alternativa possibile è, dunque, quella di prendere la strada negoziale, con tavoli gestiti in prima persona dall’ONU, volti non solo a firmare un accordo sul cessate il fuoco e rimandare la questione istituzionale a un secondo momento, ma a risolvere in tempi brevi anche questa. I delegati dell’Organizzazione, precedentemente alle proposte di suddivisione del territorio, presenteranno un progetto di scrittura di una nuova costituzione, con processo internazionalmente guidato, che tenga conto delle necessità delle fazioni. Nel caso la proposta non venga accolta, si procederà alla partizione del paese. Nonostante una divisione a tavolino del territorio Yemenita potrebbe non accontentare completamente le parti in causa, i trattati finali saranno ratificati dai governi che si andranno ad insediare, atto che legittimerà le decisioni prese in sede di negoziazione. In questo modo il conflitto giungerà inesorabilmente al termine e i governi potranno concentrarsi sulla lotta al terrorismo fondamentalista.

A cura di Corrado DeLuca

Fonti:

https://www.mei.edu/publications/bab-el-mandeb-strait-regional-and-great-power-rivalries-shores-red-sea

https://www.aljazeera.com/news/2022/4/19/yemen-inaugurates-new-presidential-council

https://www.aljazeera.com/program/start-here/2019/11/1/why-is-yemen-at-war

https://www.aljazeera.com/news/2020/7/29/yemens-riyadh-agreement-an-overview

https://researchbriefings.files.parliament.uk/documents/CBP-9327/CBP-9327.pdf

UN report assessing the impact of war in Yemen (Novembre 2021)

https://www.ispionline.it/en/pubblicazione/end-truce-yemen-leap-void-36369

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