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Il 1° gennaio 2023 la Croazia è diventata membro sia dello Spazio Schengen che della zona euro. Queste scelte, che comporteranno dei cambiamenti riguardanti le modifiche sui controlli delle frontiere, non più applicati per i Paesi aderenti al Trattato di Schengen, e la sistematica sostituzione della moneta croata, la kuna, con l’euro, sono considerate un successivo passo in avanti del progetto di integrazione europea. La politica comunitaria di ampliamento, inoltre, aveva segnato un ulteriore successo l’anno precedente con il riconoscimento, da parte dei 27 Paesi Membri, dello status di paesi candidati nei confronti di Ucraina e Moldavia.
Questo evento è stato recepito positivamente dalla popolazione croata, anche se, a causa della recente crisi economica e dell’alto livello d’inflazione all’interno della Eurozona, rimane diffuso il timore di un aumento dei prezzi che colpirebbe soprattutto le fasce più povere della popolazione.
Queste decisioni sono coincise con un periodo di instabilità economica e migratoria in tutto il continente europeo, entrambe dovute al recente conflitto in Ucraina, che ha visto un aumento dei prezzi delle fonti energetiche e l’arrivo di milioni di rifugiati ucraini. A tale situazione si aggiungono le nuove politiche di ingenti investimenti pubblici, attuate da tutti gli Stati al fine di favorire la ripartenza economica dopo una forte immobilità causata dalla pandemia di Covid-19 degli anni precedenti.
Le scelte adottate dal governo croato trovano origine nel passato e sono frutto di un processo d’integrazione europeo che ha avuto il suo inizio nel 2003, quando l’allora governo guidato da Ivo Sanader fece domanda per l’adesione all’Unione Europea, che fu accettata dal Consiglio il quale fornì alla Croazia lo status di paese candidato il 18 giugno 2004.
Per l’avvio dei negoziati si dovrà aspettare il 3 ottobre 2005, mentre la loro conclusione avverrà solo nel 2013, quando il Primo Ministro Andrej Plenković firmò l’accordo di adesione del Paese nell’Unione Europea. Da allora, la Croazia ha continuato a perseguire una sempre più stretta integrazione con i Paesi Membri. In particolare, nell’ottobre del 2017 l’allora governo croato fece richiesta per entrare nel meccanismo di cambio europeo, che ha lo scopo di fornire un riferimento agli stati membri al di fuori dell’Eurozona con il fine di condurre politiche economiche equilibrate, in vista di un’ipotetica adozione dell’euro.
Sempre nello stesso anno, il 9 dicembre 2017, la Croazia divenne membro dell’Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA), organizzazione intergovernativa istituita nel 1960, attualmente composta da 27 Paesi di cui 23 sono membri dell’Unione Europea mentre gli altri 4 sono paesi terzi, con lo scopo di promuovere il libero scambio e l’integrazione economica dei paesi membri.
Tuttavia, dopo il 2017, si dovrà aspettare il luglio 2019 per segnare un altro passo verso l’adozione dell’Euro, quando l’Eurogruppo inizierà la procedura di controllo e accompagnamento del Paese sulle misure proposte per aderire al meccanismo di cambio. Successivamente, nel 2020, la BCE e l’Eurogruppo hanno delineato il valore di cambio tra la Kuna e l’euro, confermando l’entrata della Croazia all’interno del cambio fisso, mentre, sempre nello stesso anno, la Croazia ha preso la presidenza del Consiglio Europeo per il semestre gennaio-giugno.
Per quanto riguarda l’Accordo di Schengen, esso si presenta come un’enorme opportunità per la Croazia soprattutto nel settore turistico, che rappresenta uno dei settori commerciali più importanti del paese, caratterizzato, in seguito alla stasi dovuta alle restrizioni adottate a seguito della pandemia da Covid-19, da un incremento delle presenze turistiche nel 2021 pari al 44%, per un complessivo di 15,3 milioni di visitatori. Inoltre, l’inserimento nell’Accordo di Schengen e l’adozione dell’euro favoriscono anche l’economia interna della Croazia, aumentando lo scambio delle merci con Paesi dell’Unione Europea, dal momento che la Croazia esporta circa il 67% dei suoi prodotti all’interno dell’UE (Germania il 13%, Italia il 12% e Slovenia 10%) e importa circa il 77% sempre dagli Stati membri dell’UE (Germania il 15%, Italia il 12% e Slovenia l’11%).
Come per ogni altro paese membro dell’Unione Europea, la Croazia allo stesso tempo comunica con le istituzioni dell’UE attraverso la sua rappresentanza permanente a Bruxelles: similmente a una “Ambasciata croata presso l’UE”, il suo compito principale consiste nell’assicurare che le politiche e gli interessi del Paese siano perseguiti nel modo più efficace possibile all’interno dell’Unione.
Attualmente la Croazia è rappresentata all’interno della Commissione europea dalla commissaria Dubravka Šuica, indicata dal governo croato nel 2019, mentre nel Parlamento Europeo può contare su dodici parlamentari, individuati ogni 5 anni tramite elezioni nazionali a suffragio universale.
A cura di Enzo Moneta
Fonti
https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/edn-20220614-1
https://www.ecb.europa.eu/press/pr/date/2023/html/ecb.pr230101~2046d0fd6f.it.html
18.9 million tourists visit Croatia in 2022 – record revenue
https://european-union.europa.eu/principles-countries-history/country-profiles/croatia_en
https://www.eunews.it/2023/01/13/rincari-prezzi-euro-inflazione-croazia/